3. Peripezie e misteri alleronesi

Al volgere del secolo, oltre a una certa ostilità da parte della piccola borghesia locale, Hugo Cahen d’Anvers e la moglie dovettero fare i conti con l’emergere di fenomeni di brigantaggio che colpirono le loro proprietà. Tra il 1879 e il 1884, alcuni notabili locali caddero vittime di vari attacchi, che portarono all’apertura di una postazione dei Carabinieri nel villaggio nel 1887. Nonostante ciò, nel 1910 Hugo dovette pagare una somma molto elevata per riacquistare la libertà dopo essere stato rapito: sceso dalla sua auto per liberare la strada da un tronco d’albero, si trovò alla mercé di un gruppo di individui la cui identità rimase ignota. Il 27 dicembre 1911 fu la volta della moglie: ricca di particolari contraddittori, la notizia fece scandalo e fu riportata da molti giornali, sia in Italia che in Francia. Mentre passeggiava lungo la strada che collega la villa al paese, Ida Cahen venne aggredita da uno sconosciuto e imprigionata in una grotta fino a sera, quando fu ritrovata dalle squadre mobilitate dal marito. Nei giorni successivi, la stampa mise in dubbio la sua buona fede, avanzando addirittura l’ipotesi che avesse inscenato il proprio rapimento per nascondere un’avventura di tutt’altra natura1« L’aggressione della contessa Cahen può anche essere una poco spiritosa invenzione», La Stampa, 1 gennaio 1912, p. 4-6..

Questo clima di inquietudini fu aggravato dallo scoppio della Prima guerra mondiale, che mise Hugo Cahen d’Anvers in una serie di situazioni molto delicate. Dopo molte critiche probabilmente legate alle sue origi ebraiche, Hugo riuscì a entrare nel consiglio comunale di Allerona nel 1910 e fu eletto sindaco per la prima volta nel 1915. Onorato di ricoprire un ruolo già vestito in Francia dallo zio Louis per il comune di Champs e dal nonno Joseph Mayer a Nainville, Hugo non si rese conto che tale carica – rivestita durante la sua partenza per il fronte – l’avrebbe intrappolato in un vortice di responsabilità che nel dopoguerra si sarebbe trasformato in una cascata di debiti. Alla fine del conflitto, l’11 novembre 1918, il sole sorse su una popolazione schiacciata dalle perdite e assolutamente incapace di farsi carico dei debiti che gravavano sulle sue spalle. A ciò si aggiunsero le requisizioni effettuate dalle autorità militari e le spese legate al sostentamento dei veterani. Nel suo ruolo di sindaco, Hugo si trovò a rappresentare lo Stato e la comunità locale, e dovette applicare leggi che lo riguardavano direttamente. Schiacciato dalla molteplicità delle sue funzioni, dovette affrontare spese impressionanti. Nel 1919, ad esempio, il comando della sezione militare di Perugia gli inviò una richiesta di fornitura di 4.400 chili di carne: una quantità elevatissima per un paese delle dimensioni di Allerona. Nello stesso anno, il Ministero della Guerra ordinò un censimento dei cereali e poi pretese la consegna di 80 quintali di grano, orzo e segale2Alessio Mancini, I Cahen. Storia di una famiglia, Orvieto, Intermedia edizioni, 2011, p. 142..  Ogni giorno, mentre i suoi fittavoli soffrivano di fame, l’ufficio di Hugo era sommerso da ordini di pagamento, che riceveva in qualità di sindaco e proprietario terriero. L’ondata di scioperi che scoppiò nell’estate del 1919 non poté che peggiorare la sua situazione. Durante questo periodo, che in seguito divenne noto come Biennio rosso, i contadini di Allerona e dintorni fondarono a Ficulle il loro primo sindacato: la Federazione circondariale dei lavoratori della terra. I contadini chiedevano una riforma del contratto di mezzadria, con scioperi che riunivano talvolta quattro o cinquemila persone per diverse settimane.

Arroccato tra le sue orchidee, Hugo Cahen d’Anvers si rifiutò di stipulare un accordo con la federazione dei contadini e preferì lasciare l’Italia annunciando la propria decisione al comune il 24 giugno 19203Allerona, Archivio storico comunale, Delibere del consiglio comunale, Dimissioni del sindaco Hugo Cahen, b.1920, cat.IV..

La vendita di Villa della Selva ebbe luogo meno di un mese dopo, il 23 luglio 1920, a Roma4Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Notaio Enrico Capo, Contratto di compra vendita della tenuta denominata “Villa della Selva”, 23 luglio 1920, Reg. 4363-187/273, n.87018. Antonio Casati, delegato della Banca di San Marziano di Voghera e il conte Vittorio di Groppello acquistarono la proprietà per 2.225.000 lire. Hugo e la moglie si trasferirono a Parigi, in un grande appartamento al numero 10 dell’Avenue Alphand, portando con sé dall’Italia tutti gli arredi che avevano adornato la villa5La villa fu venduta “spoglia completamente di qualunque arredamento” (Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Notaio Enrico Capo, Contratto di compra vendita della tenuta denominata “Villa della Selva”, 23 luglio 1920, Reg. 4363- 187/273, n.87018). In realtà, un certo numero di oggetti rimase in situ. Si trattava di edifici per destinazione (ad esempio vetrate, lampadari, rivestimenti in legno) e di diversi mobili in ferro e legno. Diversi mobili compaiono ancora in due inventari del 1925 e del 1930 (Roma, Archivio di Stato di Roma, Tribunale civile e penale di Roma, Ufficio fallimenti, Tenuta la Selva: inventario e stima mobili e biancheria, 11 novembre 1925, Fald.224, rg. Trib. 6613; Roma, Fondazione Roma, Fondo della Cassa di Risparmio di Roma, Visita alla tenuta “La Selva di Meana”, 11-16 luglio 1930, Sez.XVI 1, b.22, fasc.137).. Nel 1924, alla morte del conte Vittorio de Groppello, i suoi eredi vendettero la villa alla Società anonima “La Selva”6Marco Maovaz et Bruno Romano, Indagine sul giardino storico di villa Cahen, Pérouse, Parrini, 2002, p. 22.. L’anno successivo, la stessa società acquistò i cinque sesti della Banca di San Marziano per 4 milioni di lire: tra il 1920 e il 1925, il valore della proprietà era quasi raddoppiato. Pochi anni dopo, il fallimento della società portò la villa in asta, nel 1930. Nove anni dopo, un certo Bruno Allegrini acquistò la tenuta per poco più del prezzo di partenza di 4 milioni di lire e ne rimase proprietario fino alla fine degli anni Sessanta. È in questo periodo che Villa della Selva cominciò ad attirare una certa attenzione mediatica, finendo addirittura in alcune tavole de Il Gioco, fumetto pubblicato nel 1983 da Milo Manara [FIG. 2-4].

 

Immagini Milo Manara Villa Cahen

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Fig.2 - Milo Manara, Un piatto de "Il Gioco", 1983, pubblicato in MANARA 1984, p. 18

Fig.2 – Milo Manara, Un piatto de “Il Gioco”, 1983, pubblicato in MANARA 1984, p. 18

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Fig.3 - Milo Manara, Una tavola da "Il Gioco", 1983, pubblicata in MANARA 1984, p. 193.

Fig.3 – Milo Manara, Una tavola da “Il Gioco”, 1983, pubblicata in MANARA 1984, p. 193.

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FIG. 4 Milo Manara, Una tavola da "Il Gioco", 1983, pubblicata in MANARA 1984, p. 240.

FIG. 4 Milo Manara, Una tavola da “Il Gioco”, 1983, pubblicata in MANARA 1984, p. 240.

Interrogato a proposito di questa curiosa coincidenza, il noto fumettista ci scrive quanto segue:

Gentile Alice Legé,

temo di non esserle di molto aiuto, comunque le racconto volentieri la storia del disegno di quella villa: molti anni fa, direi verso la fine degli anni Settanta del millennio scorso, stavo cercando l’immagine adatta per una villa in cui collocare i protagonisti di quella storiella, Il Gioco, a cui lei allude.  Casualmente mi sono trovato in un cinema a vedere un film già vecchio all’epoca, un film del 1970, intitolato Love Birds, una strana voglia di amare con Giancarlo Sbragia e Lydia Alfonsi. Si trattava di un film del tutto dimenticabile, ma era ambientato in una villa che aveva tutte le caratteristiche che stavo cercando.  Lo rividi una seconda volta, poi andai nel mio studio, presi un blocco, una matita e una piccola lampada tascabile e ritornai in quel cinema; fui costretto a vedere il film altre due volte, ma, infilandomi la pila in bocca per illuminare il blocco, riuscii a fare uno schizzo abbastanza somigliante della villa; lo schizzo fu sufficiente da permettermi di disegnare la villa nella mia storiella. Lei giustamente parla di una villa “estremamente simile”, “quasi identica” e, a dire la verità, viste le condizioni e la velocità con cui l’avevo schizzata, mi sembrò fin troppo somigliante, tenendo conto che non mi interessava affatto riprodurla esattamente. Ecco, questa è la storia di quel disegno.
Non so se lei abbia modo di sapere se la villa che le interessa fu il set di un film del 1970 con Sbragia e Alfonsi: in quel caso si tratterebbe della stessa villa (o quasi) che compare nei miei disegni.

Sperando di esserle stato un po’ d’aiuto, le mando un saluto cordiale.

Milo Manara7Mail de 19 giugno 2017. Un secondo messaggio è stato inviato il 19 giugno: “Gentile Alice, guardando le foto che mi ha inviato non ho il minimo dubbio: si tratta della stessa villa del film. Non sono dotato di una memoria così prodigiosa, ma avendo visto questo film innumerevoli volte, soprattutto stampando la villa in prova, non credo di sbagliarmi: nella mia memoria i tubi della granata coincidono. I miei studi di architettura a Venezia devono avermi aiutato, per quanto riguarda le domande che mi sono posto prima di partire. Le vedute aeree e gli interni credo che corrispondano più vagamente all’originale, essendo in gran parte frutto di fantasia

Il film a cui Manara si riferisce è una creazione del regista Mario Caiano, girata probabilmente nel 1967/1968 e uscita nelle sale nel 1969: i novantatré minuti di intrighi lascivi sono stati utilizzati anche per produrre un fotoromanzo. Sfogliando le sue pagine, è facile riconoscere i volumi della Villa della Selva: l’incantevole dimora costruita dai Cahen di Anversa è chiaramente servita come location per le riprese di una dimenticata creazione del cinema erotico italiano degli anni ’60 [FIG. 5-6].

 

Immagini Villa Cahen Film “Love Birds” 

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Fig.5 - Villa della Selva in una foto del film "Love Birds", 1969.

Fig.5 – Villa della Selva in una foto del film “Love Birds”, 1969.

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Fig. 6 - Villa della Selva in un pannello della fotonovela "Uccelli d'amore", 1969, pubblicata in CAIANO 1969, pag. 28

Fig. 6 – Villa della Selva in un pannello della fotonovela “Uccelli d’amore”, 1969, pubblicata in CAIANO 1969, pag. 28

Dal cinema alle leggende metropolitane il passo è stato breve: l’andirivieni di personaggi enigmatici passati da Allerona ai tempi di Allegrini ha portato gli abitanti del paese a sospettare che il nuovo proprietario fosse un prestanome di Galeazzo Ciano (1903-1944), genero di Benito Mussolini, che usava la villa come pied-à-terre per i suoi incontri sentimentali. La leggenda locale vuole addirittura che Villa della Selva sia stato il quartier generale dei responsabili del Golpe Borghese, un tentativo di colpo di Stato organizzato nel 1970 da Junio Valerio Borghese (1906-1974) e da gruppi armati di estremisti di destra.

La fama del luogo cambiò radicalmente alla fine degli anni ‘60, quando Bruno Allegrini vendette la proprietà, più tardi acquisita dal Corpo forestale dello Stato, incamerato dall’Arma dei Carabinieri. Da allora sono state avanzate diverse proposte di restauro della villa, che solo oggi possono finalmente concretizzarsi.

Note

  • 1
    « L’aggressione della contessa Cahen può anche essere una poco spiritosa invenzione», La Stampa, 1 gennaio 1912, p. 4-6.
  • 2
    Alessio Mancini, I Cahen. Storia di una famiglia, Orvieto, Intermedia edizioni, 2011, p. 142.
  • 3
    Allerona, Archivio storico comunale, Delibere del consiglio comunale, Dimissioni del sindaco Hugo Cahen, b.1920, cat.IV.
  • 4
    Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Notaio Enrico Capo, Contratto di compra vendita della tenuta denominata “Villa della Selva”, 23 luglio 1920, Reg. 4363-187/273, n.87018
  • 5
    La villa fu venduta “spoglia completamente di qualunque arredamento” (Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Notaio Enrico Capo, Contratto di compra vendita della tenuta denominata “Villa della Selva”, 23 luglio 1920, Reg. 4363- 187/273, n.87018). In realtà, un certo numero di oggetti rimase in situ. Si trattava di edifici per destinazione (ad esempio vetrate, lampadari, rivestimenti in legno) e di diversi mobili in ferro e legno. Diversi mobili compaiono ancora in due inventari del 1925 e del 1930 (Roma, Archivio di Stato di Roma, Tribunale civile e penale di Roma, Ufficio fallimenti, Tenuta la Selva: inventario e stima mobili e biancheria, 11 novembre 1925, Fald.224, rg. Trib. 6613; Roma, Fondazione Roma, Fondo della Cassa di Risparmio di Roma, Visita alla tenuta “La Selva di Meana”, 11-16 luglio 1930, Sez.XVI 1, b.22, fasc.137).
  • 6
    Marco Maovaz et Bruno Romano, Indagine sul giardino storico di villa Cahen, Pérouse, Parrini, 2002, p. 22.
  • 7
    Mail de 19 giugno 2017. Un secondo messaggio è stato inviato il 19 giugno: “Gentile Alice, guardando le foto che mi ha inviato non ho il minimo dubbio: si tratta della stessa villa del film. Non sono dotato di una memoria così prodigiosa, ma avendo visto questo film innumerevoli volte, soprattutto stampando la villa in prova, non credo di sbagliarmi: nella mia memoria i tubi della granata coincidono. I miei studi di architettura a Venezia devono avermi aiutato, per quanto riguarda le domande che mi sono posto prima di partire. Le vedute aeree e gli interni credo che corrispondano più vagamente all’originale, essendo in gran parte frutto di fantasia

Ultimo aggiornamento

22 Aprile 2025, 16:35