INTRODUZIONE

Nell’ambito delle cosiddette ‘aree verdi’ il giardino storico rappresenta senza dubbio un caso particolare, le sue valenze sono infatti, oltre che estetiche, anche scientifiche e culturali; negli ultimi decenni proprio queste valenze hanno comportato una sempre maggiore consapevolezza dell’importanza dei giardini, e l’assimilazione di questi, malgrado la particolarità di essere formati da materiale vivente, nel novero dei ‘beni culturali’. Per districarsi dalle difficoltà derivate dalla gestione di complessi così delicati, gli esperti si sono accordati su delle ‘Carte del restauro’ che riportano raccomandazioni e metodologie convenzionalmente accettate. Ma ora vediamo cosa recita il documento di riferimento in Italia, la ‘Carta dei Giardini Storici’1Approvata a Firenze nel 1981, la “Carta dei Giardini Storici” ha avuto come promotori l’Accademia Fiorentina delle Arti e del Disegno, la sezione italiana dell’ICOMOS (International Council for Monuments and Sites), la Soprintendenza per i BB. AA. AA. AA. SS. di Firenze e Pisa, l’AIAP (Associazione Italiana Architetti-Paesaggisti), l’Università di Siena e Italia Nostra; da allora è stata adottata praticamente da tutti gli studiosi che si interessano di giardini storici, si veda: Mario Catalano, Franco Panzini, Giardini storici. Teoria e tecniche di conservazione e restauro, Roma, Officina, 1990, p. 27. Per una panoramica sui dibattiti metodologici si veda: Vincenzo Cazzato, Tutela dei Giardini Storici, Bilanci e Prospettive, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali-Ufficio Studi, 1989., riguardo alla definizione di queste aree verdi: “il giardino storico è “un unicum, [che ha] una propria storia […] che riflette la società e la cultura che l’hanno ideato, costruito, usato […], in quanto tale è auspicabile la sua tutela”.

Strumento indispensabile per la tutela è l’indagine scientifica che aiuta a comprendere il giardino stesso; quest’ultimo va quindi: “analiticamente studiato in tutte le sue componenti […] attraverso documenti e fonti storiche e letterarie”. Ecco ribaditi dalla ‘Carta dei Giardini Storici’ due punti importanti: il rapporto dialettico tra società e giardino e la necessità di studiare il ‘documento giardino’ per comprenderlo e tutelarlo in modo consapevole. La presente ricerca non è stata limitata al giardino storico della Villa Cahen di Allerona, ma ha interessato anche il contesto in cui il giardino è nato; questo perché ci troviamo in presenza di una particolare committenza, quella dei banchieri ebrei tra XIX e XX secolo e si vedrà quanto questo fattore sia stato caratterizzante per la formazione del complesso. Vedremo in particolare l’origine della famiglia Cahen, la sua scalata sociale e ci soffermeremo sui ‘simboli’ di questa scalata. Del resto risiede proprio nei ‘simboli’ una delle chiavi di lettura della Villa di Allerona: i banchieri ebrei, per legittimare la loro posizione in un tessuto sociale a loro estraneo, fecero propri gli elementi che caratterizzavano da secoli la vecchia aristocrazia. Elementi che si possono classificare in ‘formali’, come i titoli nobiliari; e ‘materiali’, come le dimore cittadine e le ville di campagna decorate con collezioni d’arte e circondate da parchi e giardini. Solo ricostruendo la stessa società e la stessa cultura che lo crearono, è stato quindi possibile comprendere il complesso della Villa2Il primo studio sulla Villa della Selva è stato: Marco Maovaz, Bruno Romano, Indagine sul giardino storico di Villa Cahen, Fabro, Parrini, 2002. Del 2011 è la monografia Alessio Mancini, I Cahen. Storia di una famiglia, Orvieto, Intermedia edizioni, 2011, che ha chiarito molti aspetti della storia del ramo italiano della famiglia. Nel 2022 è stato pubblicato poi il lavoro che ha chiarito tutti i collegamenti tra la famiglia e le dimore in Francia e in Italia: Alice S. Legé, Les Cahen d’Anvers en France et en Italie. Demeures et choix culturels d’une lignée d’entrepreneurs, Paris, LGDJ-Institut Louis Joinet, 2022..

Note

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    Approvata a Firenze nel 1981, la “Carta dei Giardini Storici” ha avuto come promotori l’Accademia Fiorentina delle Arti e del Disegno, la sezione italiana dell’ICOMOS (International Council for Monuments and Sites), la Soprintendenza per i BB. AA. AA. AA. SS. di Firenze e Pisa, l’AIAP (Associazione Italiana Architetti-Paesaggisti), l’Università di Siena e Italia Nostra; da allora è stata adottata praticamente da tutti gli studiosi che si interessano di giardini storici, si veda: Mario Catalano, Franco Panzini, Giardini storici. Teoria e tecniche di conservazione e restauro, Roma, Officina, 1990, p. 27. Per una panoramica sui dibattiti metodologici si veda: Vincenzo Cazzato, Tutela dei Giardini Storici, Bilanci e Prospettive, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali-Ufficio Studi, 1989.
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    Il primo studio sulla Villa della Selva è stato: Marco Maovaz, Bruno Romano, Indagine sul giardino storico di Villa Cahen, Fabro, Parrini, 2002. Del 2011 è la monografia Alessio Mancini, I Cahen. Storia di una famiglia, Orvieto, Intermedia edizioni, 2011, che ha chiarito molti aspetti della storia del ramo italiano della famiglia. Nel 2022 è stato pubblicato poi il lavoro che ha chiarito tutti i collegamenti tra la famiglia e le dimore in Francia e in Italia: Alice S. Legé, Les Cahen d’Anvers en France et en Italie. Demeures et choix culturels d’une lignée d’entrepreneurs, Paris, LGDJ-Institut Louis Joinet, 2022.