3. I Cahen d’Anvers protagonisti della “Belle époque”

Le date convenzionali della cosiddetta Belle époque, 1871–1914, racchiudono il periodo storico che vide svolgersi la storia della famiglia Cahen che più ci interessa. ‘Età d’oro’ per eccellenza, durante la Belle époque si assistette alla supremazia del modello europeo, dell’economia liberale, della borghesia, dei banchieri ebraici, della tecnologia e della scienza. Fu in Europa un periodo di pace sostanziale dove le cronache furono dominate più dagli avvenimenti mondani che dalle guerre di pochi anni prima, e per paradosso quest’epoca di ottimismo, di illusioni e di pace finirà proprio con lo scoppio della prima guerra mondiale.

Parigi assunse il ruolo di punta nell’evoluzione dei costumi e delle mode, ma anche Vienna, Londra e Roma vennero coinvolte; ma chi furono i protagonisti del tempo? In una età dell’oro non potevano mancare le ‘famiglie d’oro’ e si ritiene che mai appellativo fu più pertinente. Nelle pagine dei maggiori letterati del tempo: Marcel Proust, Guy de Maupassant, Gabriele D’Annunzio e nelle cronache dei giornalisti ecco comparire i nomi delle famiglie dei banchieri ebraici che diedero origine a “le Monde”, l’olimpo dell’epoca.

Al ramo francese dei Rothschild, rappresentato inizialmente da James (1792–1868), detto il ‘Grand Baron’1“Nel 19° secolo le famiglie ebree tedesche avevano erano specializzate nell’imitare i Rothschild […] operarono tutte secondo lo stesso modello”, Nicolas Stoskopf, Banquiers et financiers parisiens, op. cit., p. 20., seguirono i Pereire2Anche se la famiglia di origine portoghese era già presente in Francia alla metà del XVIII secolo, l’ascesa finanziaria è da ricollegare alle figure di Émile Pereire (1800–1875) ed Isaac Rodrigue Pereire (1806–1880). I fratelli furono tra i protagonisti del mondo finanziario del Secondo Impero e cercarono di contrastare il predominio di James Rothschild con la fondazione del Crédit Mobilier nel 1852, Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 50., i Camondo, gli Ephrussi, i Cahen d’Anvers e numerose altre famiglie3Cyril Grange e Michael Houseman hanno individuato venticinque famiglie, avvertendo che la selezione rimane arbitraria: “Bamberger, Beer, Bischoffsheim, Cahen d’Anvers, Camondo, Deutsch De La Meurthe, Ellissen, Ephrussi, Fould, Gereuth De Hirsch, Goldschmidt, Gradis, Gunzburg, Haber, Halphen, Heine, Henriques-Raba, Kann, Koenigswarter, Porges, Reinach, Rodrigues, Pereire, Rothschild, Stern, Weisweiller”, Cyril Grange, Michael Houseman, Objets d’analyse pour l’étude des réseaux de parenté: Une application aux familles de la grande bourgeoisie juive parisienne, XIXe-XXe siècles, in Annales de Démographie Historique, Centre National de la Recherche Scientifique 2009, 2008 (2), p. 26 in nota. All’elenco si possono aggiungere anche altre famiglie, come Erlanger, Gunzburg, Lambert, Mocatta, Seligmann d’Eichtal, Worms de Romilly.; a “le Monde” si affiancava poi “le Demi-Monde”, costituito dagli artisti (pittori e letterati) che dalle famiglie dei banchieri cercavano amicizie, protezioni e committenze.

Le residenze delle famiglie erano concentrate soprattutto nei pressi del Parc Monceau4“Monsieur, qui nei dintorni del Parc Monceau sembrano tutti cugini l’uno dell’altro. Quantomeno, meglio presumere che lo siano. Voi fate affari con X, trascorrete un mese di vacanza a Aix-les-Bains con Y, andate a caccia con Z”: Edmund de Waal, Lettere a Camondo, Torino, Bollati Boringhieri, 2021, pp. 37–39. In seguito la zona più ambita si spostò ad ovest, verso la Torre Eiffel, Christina Leah Sztajnkrycer, The Jewish Capital of Europe: Literary Representation from Balzac to Proust of the Societal Place and Architectural Space of Jews in Paris from the July Monarchy to the Belle Époque, dissertazione per il dottorato, University of Washington, 2016. Reading Committee: Meredith Clausen (Chair), Richard Watts, Galya Diment, pp. 324–327, si trattava di un mondo cosmopolita con relazioni in tutta Europa e nel Vicino Oriente. Queste famiglie avevano raggiunto in Francia una modalità “ascendente insuperata dagli ebrei di qualsiasi altro paese”5Howard M. Sachar, Diaspora. An Inquiry into the Contemporary Jewish World, New York, Harper & Row, 1985, pp. 90–91; si veda anche: Howard M. Sachar, The Course of Modern Jewish History, op. cit., pp. 647–648. grazie al fatto che la Prima Repubblica francese aveva emancipato gli ebrei tra il 1790 e il 1791 ed aveva collegato proprio a loro, la principale minoranza del paese, il concetto di universalismo e di una comunità di cittadini uguali tra loro6James McAuley, The House of Fragile Things, op. cit., p. 68..

Nonostante le origini più varie, la maggior parte dei banchieri assunse durante la Belle époque anche ruoli pubblici: deputati, dirigenti, amministratori locali e carriere nell’esercito, nelle hautes écoles e nella diplomazia7Scrive James McAuley: “il cittadino ebreo abbracciava la repubblica francese con una passione fervente […] l’ebraismo era semplicemente un fatto della vita, non più qualcosa per cui scusarsi” ma aggiunge: “L’affare Dreyfus ci ha ricordato che la società francese non aveva mai visto l’israelita come l’israelita vedeva se stesso”. “Lo scandalo antisemita politicamente più significativo nell’Europa del diciannovesimo secolo” vide l’opinione pubblica francese dividersi tra chi riteneva colpevole e chi riteneva innocente il capitano ebreo Alfred Dreyfus, accusato di spionaggio a favore della Germania, James McAuley, The House of Fragile Things, op. cit., pp. 23–24 e p. 68., soprattutto quest’ultima favorita dalla particolare origine cosmopolita delle famiglie: Isaac Camondo (1852–1911) era console generale dell’Impero Ottomano, il cugino Moïse (1860–1935) console generale della Serbia, Eugène Pereire (1831–1908) console generale di Persia8Pierre Assouline, Le dernier des Camondo, op. cit., p. 216..

Tra i Cahen, Teofilo-Rodolfo ricoprì incarichi nell’ambasciata d’Italia a Parigi, una ragione in più per stare a Parigi e coltivare il cosmopolitismo che ritroveremo nei giardini.

 

 

Note

  • 1
    “Nel 19° secolo le famiglie ebree tedesche avevano erano specializzate nell’imitare i Rothschild […] operarono tutte secondo lo stesso modello”, Nicolas Stoskopf, Banquiers et financiers parisiens, op. cit., p. 20.
  • 2
    Anche se la famiglia di origine portoghese era già presente in Francia alla metà del XVIII secolo, l’ascesa finanziaria è da ricollegare alle figure di Émile Pereire (1800–1875) ed Isaac Rodrigue Pereire (1806–1880). I fratelli furono tra i protagonisti del mondo finanziario del Secondo Impero e cercarono di contrastare il predominio di James Rothschild con la fondazione del Crédit Mobilier nel 1852, Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 50.
  • 3
    Cyril Grange e Michael Houseman hanno individuato venticinque famiglie, avvertendo che la selezione rimane arbitraria: “Bamberger, Beer, Bischoffsheim, Cahen d’Anvers, Camondo, Deutsch De La Meurthe, Ellissen, Ephrussi, Fould, Gereuth De Hirsch, Goldschmidt, Gradis, Gunzburg, Haber, Halphen, Heine, Henriques-Raba, Kann, Koenigswarter, Porges, Reinach, Rodrigues, Pereire, Rothschild, Stern, Weisweiller”, Cyril Grange, Michael Houseman, Objets d’analyse pour l’étude des réseaux de parenté: Une application aux familles de la grande bourgeoisie juive parisienne, XIXe-XXe siècles, in Annales de Démographie Historique, Centre National de la Recherche Scientifique 2009, 2008 (2), p. 26 in nota. All’elenco si possono aggiungere anche altre famiglie, come Erlanger, Gunzburg, Lambert, Mocatta, Seligmann d’Eichtal, Worms de Romilly.
  • 4
    “Monsieur, qui nei dintorni del Parc Monceau sembrano tutti cugini l’uno dell’altro. Quantomeno, meglio presumere che lo siano. Voi fate affari con X, trascorrete un mese di vacanza a Aix-les-Bains con Y, andate a caccia con Z”: Edmund de Waal, Lettere a Camondo, Torino, Bollati Boringhieri, 2021, pp. 37–39. In seguito la zona più ambita si spostò ad ovest, verso la Torre Eiffel, Christina Leah Sztajnkrycer, The Jewish Capital of Europe: Literary Representation from Balzac to Proust of the Societal Place and Architectural Space of Jews in Paris from the July Monarchy to the Belle Époque, dissertazione per il dottorato, University of Washington, 2016. Reading Committee: Meredith Clausen (Chair), Richard Watts, Galya Diment, pp. 324–327
  • 5
    Howard M. Sachar, Diaspora. An Inquiry into the Contemporary Jewish World, New York, Harper & Row, 1985, pp. 90–91; si veda anche: Howard M. Sachar, The Course of Modern Jewish History, op. cit., pp. 647–648.
  • 6
    James McAuley, The House of Fragile Things, op. cit., p. 68.
  • 7
    Scrive James McAuley: “il cittadino ebreo abbracciava la repubblica francese con una passione fervente […] l’ebraismo era semplicemente un fatto della vita, non più qualcosa per cui scusarsi” ma aggiunge: “L’affare Dreyfus ci ha ricordato che la società francese non aveva mai visto l’israelita come l’israelita vedeva se stesso”. “Lo scandalo antisemita politicamente più significativo nell’Europa del diciannovesimo secolo” vide l’opinione pubblica francese dividersi tra chi riteneva colpevole e chi riteneva innocente il capitano ebreo Alfred Dreyfus, accusato di spionaggio a favore della Germania, James McAuley, The House of Fragile Things, op. cit., pp. 23–24 e p. 68.
  • 8
    Pierre Assouline, Le dernier des Camondo, op. cit., p. 216.