7. Le dimore di villeggiatura ad Allerona

Ida Bertinoro

Al termine del tratto di strada di diciotto chilometri che collegava i due lati della tenuta della famiglia Cahen d’Anvers attraversando il fiume Paglia, il visitatore raggiungeva un’ampia terrazza che fungeva da plateau per una dimora eclettica disegnata da un architetto rimasto ignoto. Qui, nei seicentocinquanta metri quadrati della Villa e negli ampi giardini disegnati dal paesaggista Achille Duchêne, forme di ispirazione rinascimentale incontravano la modernità. Già ad un primo sguardo, la Villa rivela la familiarità dell’architetto con una lunga tradizione costruttiva. La disposizione degli spazi esprime una polifonia di contaminazioni e ibridazioni di stili. Se alcuni elementi della Villa affondano le radici nell’Italia del XVI secolo1Come i bugnati angolari e i frontoni, tipici elementi del gusto ‘umbertino’, caratterizzato da un uso spregiudicato degli stili passati alla ricerca di uno ‘stile nazionale’., l’attenzione alle dinamiche abitative e i volumi articolati rivelano un approccio novecentesco2In Inghilterra il passaggio dalla forma chiusa e compatta alla forma aperta ed articolata era già cominciato nella seconda metà del XVIII secolo. In quel periodo, al declinante palladianesimo, si sostituì la poetica pittoresca che aveva interessato fino ad allora soprattutto i giardini. La diffusione della nuova tipologia di Villa fu agevolata anche da una “straordinaria proliferazione di pubblicazioni sulla Villa iniziata negli ultimi anni del XVIII secolo e continuata […] fino al quinto decennio dell’Ottocento”: James Ackerman, La Villa. Forma e ideologia, Torino, Einaudi, 2000, pp. 288–299. Questo tipo di articolazione si diffuse in Italia soprattutto con il proliferare dei successivi villini in stile Liberty-Art Nouveau. Un repertorio dell’architettura di Villa a Roma nello stesso periodo è in Carla Benocci, Le architetture, in Alberta Campitelli (a cura di), Le Ville a Roma, Architetture e giardini dal 1870 al 1930, Roma, Argos, 1994, pp. 13–14.. Hugo Cahen d’Anvers vi abitò dal 1° gennaio 19053“Nuova costr. abit. dal 1/1/905” è un appunto conservato in: Registri delle partite del Comune di Allerona, Cahen Hugo fu Edoardo, in Orvieto, Archivio di Stato di Terni, sezione di Orvieto, Fondo Catasto Gregoriano, Catasto fabbricati, vol. 1. e i lavori continuarono fino al 1912, con l’aggiunta di diversi annessi e locali di servizio. Un grande garage dotato di alloggio fu costruito dopo il 1910. Poco distante dalla Villa furono costruite anche alcune serre dedicate alla coltivazione di piante esotiche. Nel 1912, sotto la terrazza che ospitava l’edificio principale, fu costruita una grande limonaia illuminata da quattro aperture ad arco. Nel 1911, Hugo Cahen d’Anvers fece costruire una segheria: questa permise di lavorare parte del legname in loco. Più a valle, nella foresta di Meana, le turbine di un acquedotto prelevavano l’acqua dal Paglia e la riportavano a monte in un grande serbatoio che alimentava l’intera tenuta. Villa della Selva fu costruita a quattro chilometri dall’antico borgo di Allerona, una città di probabile origine etrusca che nel 1901 contava cinquecentoventi abitanti all’interno del perimetro delle mura medievali, tra la Porta del Sole e la Porta della Luna4Claudio Urbani, Allerona, op. cit.. Quando Edoardo iniziò ad ampliare la sua proprietà con l’acquisto di diversi appezzamenti nell’Orvietano, la maggior parte dei terreni del comune di Allerona era sotto il controllo del Demanio nazionale dello Stato per l’asse ecclesiastico5Registri delle partite del Comune di Allerona, Demanio Nazionale dello Stato per l’Asse ecclesiastico, in Orvieto, Archivio di Stato di Terni, sezione di Orvieto, Fondo Catasto Gregoriano, Catasto fabbricati, vol. 1, c. 35.. Si trattava di terreni che in precedenza appartenevano al Seminario vescovile di Orvieto e che vennero trasferiti al Demanio del Regno d’Italia nel 1864.

Ben prima che Hugo costruisse Villa della Selva, suo padre Edoardo disponeva poco lontano di una grande casa colonica, dove aveva fatto installare nel 1886 una linea telefonica6Tommaso Pompei riporta che Edoardo costruì un “ameno casino di villeggiatura eretto in un punto elevato della Bandita denominato Casa nuova”, Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 25. Dal confronto con le mappe catastali risulta che l’ameno casino era in realtà l’attuale fattoria.. Nonostante la sua modernità, questa casa di campagna era ben lontana dal poter competere con il maniero neo-medievale di Torre Alfina. Alla morte di Edoardo, mentre suo fratello Teofilo-Rodolfo soggiornava al castello durante i mesi estivi, Hugo aveva progetti diversi. Situate su due alture gemelle, circondate da diverse centinaia di ettari di foresta, le due metà della tenuta Cahen d’Anvers sembravano interagire e scontrarsi da lontano. Nato a Parigi l’11 febbraio 1874, Hugo si era formato alla Scuola Militare di Orvieto e continuò a prestare servizio periodico nell’esercito fino al 1918 nel 6° reggimento degli alpini7Atto di nascita di Hugues Gabriel Michel Cahen (d’Anvers), in Paris, Archives de la Ville de Paris, Archives de l’État civil, V4E/4658, n. 117. Una copia del libretto di servizio di Hugo Cahen d’Anvers è conservata nel fascicolo del fratello Teofilo-Rodolfo presso l’archivio della Direzione generale demografia e razza (Teofilo-Rodolfo Cahen, b.30 n.2521, in Roma, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale demografia e razza).. Intorno al 1900 sposò Ida Bertinoro (1879–1938?) (fig. 6), una giovane donna nata a Napoli, con un “delicato talento pieno di promesse” per la pittura e le arti. Hugo e la moglie – che non ebbero figli – si stabilirono ad Allerona nel 1905 e continuarono a visitare la capitale francese, per poi ritornarvi definitivamente dopo il 1920. Le tracce lasciate da Hugo Cahen d’Anvers ad Allerona rivelano un carattere discreto e laborioso, strettamente coinvolto nella gestione agricola della sua tenuta e molto legato alla comunità locale. Anche la Villa di Hugo rispecchiava il personaggio: era un edificio elegante che doveva poco al modello nobiliare preferito dal resto della famiglia, si trovava a metà strada tra le grandi dimore signorili, che andarono in declino all’inizio del XX secolo, e le ville di piacere che sorsero nelle località costiere e montane esattamente nello stesso periodo.

 

Note

  • 1
    Come i bugnati angolari e i frontoni, tipici elementi del gusto ‘umbertino’, caratterizzato da un uso spregiudicato degli stili passati alla ricerca di uno ‘stile nazionale’.
  • 2
    In Inghilterra il passaggio dalla forma chiusa e compatta alla forma aperta ed articolata era già cominciato nella seconda metà del XVIII secolo. In quel periodo, al declinante palladianesimo, si sostituì la poetica pittoresca che aveva interessato fino ad allora soprattutto i giardini. La diffusione della nuova tipologia di Villa fu agevolata anche da una “straordinaria proliferazione di pubblicazioni sulla Villa iniziata negli ultimi anni del XVIII secolo e continuata […] fino al quinto decennio dell’Ottocento”: James Ackerman, La Villa. Forma e ideologia, Torino, Einaudi, 2000, pp. 288–299. Questo tipo di articolazione si diffuse in Italia soprattutto con il proliferare dei successivi villini in stile Liberty-Art Nouveau. Un repertorio dell’architettura di Villa a Roma nello stesso periodo è in Carla Benocci, Le architetture, in Alberta Campitelli (a cura di), Le Ville a Roma, Architetture e giardini dal 1870 al 1930, Roma, Argos, 1994, pp. 13–14.
  • 3
    “Nuova costr. abit. dal 1/1/905” è un appunto conservato in: Registri delle partite del Comune di Allerona, Cahen Hugo fu Edoardo, in Orvieto, Archivio di Stato di Terni, sezione di Orvieto, Fondo Catasto Gregoriano, Catasto fabbricati, vol. 1.
  • 4
    Claudio Urbani, Allerona, op. cit.
  • 5
    Registri delle partite del Comune di Allerona, Demanio Nazionale dello Stato per l’Asse ecclesiastico, in Orvieto, Archivio di Stato di Terni, sezione di Orvieto, Fondo Catasto Gregoriano, Catasto fabbricati, vol. 1, c. 35.
  • 6
    Tommaso Pompei riporta che Edoardo costruì un “ameno casino di villeggiatura eretto in un punto elevato della Bandita denominato Casa nuova”, Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 25. Dal confronto con le mappe catastali risulta che l’ameno casino era in realtà l’attuale fattoria.
  • 7
    Atto di nascita di Hugues Gabriel Michel Cahen (d’Anvers), in Paris, Archives de la Ville de Paris, Archives de l’État civil, V4E/4658, n. 117. Una copia del libretto di servizio di Hugo Cahen d’Anvers è conservata nel fascicolo del fratello Teofilo-Rodolfo presso l’archivio della Direzione generale demografia e razza (Teofilo-Rodolfo Cahen, b.30 n.2521, in Roma, Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale demografia e razza).