4. Stile di vita, status symbol e antisemitismo

Ma quale era lo stile di vita di queste famiglie? Per capirlo è il caso di osservare la famiglia più importante, quella dei Rothschild, che dalle altre fu spesso imitata. La dimora preferita fu sempre Parigi, non solo per gli aspetti mondani, ma anche per quelli finanziari che gradualmente furono condivisi con Londra1Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 16 e 26., fino al prevalere di quest’ultima. Col trasferimento a Parigi, il capostipite del ramo francese James fece “propri l’abbigliamento e le maniere dei parigini”2Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 17. e si adattò perfettamente alla società dell’epoca, come faranno successivamente tutte le famiglie d’oro3La ragione dell’adattamento dei Rothschild a Parigi sembra risalire alla mancanza di “una comunità ebraica rigidamente strutturata che gli imponesse di conformarsi al rituale; il barone poteva essere ebreo senza osservare tutte le regole dell’ebraismo tradizionale”, Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 25..

Una fuggevole testimonianza della mondanità dei Cahen a Roma ci viene fornita da Gabriele D’Annunzio che con Il piacere diventò il cantore ufficiale dell’alta società romana. Nel descrivere un sontuoso ricevimento all’ambasciata d’Austria, ecco comparire nel romanzo la descrizione di una Cahen: “Vedesti Madame de Cahen? […] aveva un abito di tulle giallo tempestato di non so quanti colibrì con gli occhi di rubino. Una magnifica uccelliera danzante”4Gabriele D’Annunzio, Il piacere, Firenze, Giunti, 2009, p. 66. Si trattava probabilmente di un ricordo di Christina Spartali la moglie di Edoardo: Il piacere venne scritto nel 1888-1889, Christina era deceduta nel 1884 e Hugo ancora non si era sposato con Ida Bertinoro. Negli anni seguenti Teofilo-Rodolfo Cahen e D’Annunzio strinsero un’amicizia: “[Teofilo] Rodolfo, che si dilettava nel comporre operette, fu amico di Gabriele D’Annunzio, per il quale musicò Il sogno d’un tramonto d’autunno, che però, non ebbe il successo sperato”, Benito Camilletti, Appendice, in: Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, s. l., s. e, [1892] 1999, p. 42..

Le famiglie dei banchieri conducevano la vita “più brillante […] in termini di lusso e sfarzo”5Un giudizio di Gustave Schlumberger riferito al periodo anteriore al caso Dreyfus, Lorraine de Meaux, Une grande famille russe Les Gunzburg. Paris/Saint-Pétersbourg XIXe-XXe siècle, Paris, Perrin, 2018, pp. 45–59., uno sfarzo che a Parigi si legò sempre più al gusto per il XVIII secolo. Le dimore e gli arredi erano dominati dagli stili dei ‘tre Luigi’: XIV, XV e XVI, un modo per affermare i pregi di un’arte nazionale dopo il trauma della guerra persa contro la Prussia nel 18706Laure Stasi, Martine de Béhague, op. cit., pp. 103–104. Per un’analisi dei gusti delle famiglie dei banchieri si vedano anche il capitolo “Châteaux et villégiatures” e il capitolo “Trois exemples de participation à la vie culturelle: les salons littéraires et politiques, la vie musicale et le collectionnisme” in: Cyril Grange, Une élite parisienne. Les familles de la grande bourgeoisie juive (1870–1939), Paris, CnRS Éditions, 2016, pp. 338–393.. Gli antiquari erano ben felici di proporre ai banchieri “intere stanze strappate di peso”7Edmund de Waal, Lettere a Camondo, op. cit., p. 71. Si veda anche James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 70–73. da un hôtel particulier o da uno château di famiglie nobili cadute in disgrazia. I Cahen fecero rimontare le boiseries del seicentesco Hôtel de Mayenne8I rivestimenti di questo edificio del Marais risalivano al 1709. nel loro hôtel costruito ex-novo a rue Bassano.9Progettato nel 1881 dall’architetto Hippolyte Alexandre Gabriel Walter Destailleur (1822–1893).

Questi interni settecenteschi evocavano nella società dell’epoca equilibrio, raffinatezza e armonia, ma soprattutto facevano acquisire prestigio e ‘francesità’ alle famiglie dei banchieri. Dalla famiglia d’oro ad un eccesso di dorature il passo era breve: nello château di Ferrières costruito a tempo di record da James de Rothschild10Fu realizzato in soli 4 anni, dal 1855 al 1859. Il castello venne descritto come “un rivestimento Napoleone III sopra una magione vittoriana derivata da un progetto di forma elisabettiana”, Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., pp. 59–60. c’era una tale profusione di oro che “Le goût Rothschild, il gusto Rothschild, era diventato sinonimo di doratura”.11Edmund de Waal, Un’eredità di avorio e ambra, Torino, Bollati Boringhieri, 2011, pp. 44–45.

Il gusto dei banchieri era stato indispensabile come “santuario estetico”12James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 31–32. e per l’integrazione con le vecchie élites, ma fu anche lo spunto che portò diversi scrittori antisemiti ad attaccare le famiglie d’oro. Gli attacchi potevano essere velati e ironici, come quello Paul Bourget (1852–1935), amico dei Cahen, che nel romanzo Cosmopolis, di fronte a dei ritratti di antenati di un collezionista ebreo, scriveva: “ma costui di antenati non ne ha!”13Edmund de Waal, Lettere a Camondo, op. cit., 2021, pp. 37–39.. O potevano essere ben più virulenti, come quelli di Édouard Drumont (1844–1917), di Edmond de Goncourt (1822–1896) o di Léon Daudet (1867–1942). Per Drumont, il ‘papa antisemita’, il castello di Ferrières dei Rothschild era un “prodigioso pasticcio”14Nora Seni, Sophie Le Tarnec, Les Camondo, ou, L’éclipse d’une fortune, Arles, Actes Sud, 1997, p. 109., un negozio di spazzatura senza armonia.15James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 80. Per de Goncourt gli ebrei erano “la personificazione del cattivo gusto”,16Elizabeth Rodini, Preserving and Perpetuating Memory at the Musée Nissim de Camondo, in Museum history journal, Vol. 7 No. 1, January, 2014, 36–54. erano dei ricchi che potevano diventare solo dei ‘poveri dilettanti’ impegnati ad infestare i salotti.17De Goncourt non sopportava che Charles Ephrussi fosse diventato intimo della ‘sua’ principessa Mathilde, la nipote di Napoleone I e cugina di Napoleone III, Edmund de Waal, Un’eredità di avorio e ambra, op. cit., pp. 49–50.

Per lo scrittore e politico Léon Daudet gli splendidi oggetti collezionati da Gustave Dreyfus erano disseminati nel suo appartamento senza gusto da un ‘facsimile’ di francese alla ricerca di una impossibile assimilazione.18James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 67. Sulla figura di Gustave Dreyfus (1837–1914) si veda: Alice S. Legé, Gustave Dreyfus, collectionneur et mécène dans le Paris de la Belle Époque, Milano, Officina libraria, 2019. I mobili un tempo appartenuti ai reali di Francia venivano visti come ostaggi, simbolo di una sconfitta culturale, come il clavicembalo di Maria Antonietta nel castello dei Rothschild che faceva sobbalzare Drumont che trovava straziante vederlo “in questa casa di ebrei”19James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 81–82. Sui mobili acquistati da Moïse Camondo, perché probabilmente appartenuti a Madame de Pompadour o Maria Antonietta, si veda: James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 149–150..

Le critiche antisemite riguardavano anche il gusto per i pittori contemporanei, come Pierre-Auguste Renoir (1841–1919) che espresse il suo disgusto per “l’arte ebraica” di Gustave Moreau (1826–1898), accusato di dipingere con i colori dell’oro per ingraziarsi la ricca clientela dei banchieri,20Christina Leah Sztajnkrycer, The Jewish Capital of Europe, op. cit., p. 328; Véronique Teboul-Bonnet, Collection au féminin. Du salon privé au musée Nélie Jacquemart-André – Clémence d’Ennery – Béatrice E. de Rothschild, Paris, L’Harmattan, 2022, p. 166; James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 52. Cahen compresi.21Albert Cahen d’Anvers possedeva tre opere di Moreau, il dipinto intitolato Jeune homme et la mort – Giovane uomo e la morte e due acquarelli: una Salomè e un Gesù nell’orto degli olivi. Il dipinto fu messo all’asta nel 1920 ed attualmente è conservato nell’Harvard Art Museums – Fogg Museum a Cambridge (Massachusetts), Alice S. Legé, Les Cahen d’Anvers, op. cit., p. 206. Il catalogo della vendita all’asta è il seguente: Galeries Georges Petit, Tableaux modernes et anciens, tapisseries, provenant de la collection de feue Mme A. C. d’A. [Albert Cahen d’Anvers], catalogue de vente, Paris, Galerie Georges Petit, 1920. Durante gli anni dell’affare Dreyfus (1894–1906) la questione si esacerbò ancora di più: se negli anni ’80 del XIX secolo l’origine di una famiglia di banchieri da altri paesi non turbava nessuno, ora il cosmopolitismo delle famiglie d’oro insospettiva.22James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 84.

Ma avviciniamoci ad Allerona seguendo le vicende del ramo italiano della famiglia.

 

 

Note

  • 1
    Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 16 e 26.
  • 2
    Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 17.
  • 3
    La ragione dell’adattamento dei Rothschild a Parigi sembra risalire alla mancanza di “una comunità ebraica rigidamente strutturata che gli imponesse di conformarsi al rituale; il barone poteva essere ebreo senza osservare tutte le regole dell’ebraismo tradizionale”, Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., p. 25.
  • 4
    Gabriele D’Annunzio, Il piacere, Firenze, Giunti, 2009, p. 66. Si trattava probabilmente di un ricordo di Christina Spartali la moglie di Edoardo: Il piacere venne scritto nel 1888-1889, Christina era deceduta nel 1884 e Hugo ancora non si era sposato con Ida Bertinoro. Negli anni seguenti Teofilo-Rodolfo Cahen e D’Annunzio strinsero un’amicizia: “[Teofilo] Rodolfo, che si dilettava nel comporre operette, fu amico di Gabriele D’Annunzio, per il quale musicò Il sogno d’un tramonto d’autunno, che però, non ebbe il successo sperato”, Benito Camilletti, Appendice, in: Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, s. l., s. e, [1892] 1999, p. 42.
  • 5
    Un giudizio di Gustave Schlumberger riferito al periodo anteriore al caso Dreyfus, Lorraine de Meaux, Une grande famille russe Les Gunzburg. Paris/Saint-Pétersbourg XIXe-XXe siècle, Paris, Perrin, 2018, pp. 45–59.
  • 6
    Laure Stasi, Martine de Béhague, op. cit., pp. 103–104. Per un’analisi dei gusti delle famiglie dei banchieri si vedano anche il capitolo “Châteaux et villégiatures” e il capitolo “Trois exemples de participation à la vie culturelle: les salons littéraires et politiques, la vie musicale et le collectionnisme” in: Cyril Grange, Une élite parisienne. Les familles de la grande bourgeoisie juive (1870–1939), Paris, CnRS Éditions, 2016, pp. 338–393.
  • 7
    Edmund de Waal, Lettere a Camondo, op. cit., p. 71. Si veda anche James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 70–73.
  • 8
    I rivestimenti di questo edificio del Marais risalivano al 1709.
  • 9
    Progettato nel 1881 dall’architetto Hippolyte Alexandre Gabriel Walter Destailleur (1822–1893).
  • 10
    Fu realizzato in soli 4 anni, dal 1855 al 1859. Il castello venne descritto come “un rivestimento Napoleone III sopra una magione vittoriana derivata da un progetto di forma elisabettiana”, Herbert Roger Lottman, I Rothschild, op. cit., pp. 59–60.
  • 11
    Edmund de Waal, Un’eredità di avorio e ambra, Torino, Bollati Boringhieri, 2011, pp. 44–45.
  • 12
    James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 31–32.
  • 13
    Edmund de Waal, Lettere a Camondo, op. cit., 2021, pp. 37–39.
  • 14
    Nora Seni, Sophie Le Tarnec, Les Camondo, ou, L’éclipse d’une fortune, Arles, Actes Sud, 1997, p. 109.
  • 15
    James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 80.
  • 16
    Elizabeth Rodini, Preserving and Perpetuating Memory at the Musée Nissim de Camondo, in Museum history journal, Vol. 7 No. 1, January, 2014, 36–54.
  • 17
    De Goncourt non sopportava che Charles Ephrussi fosse diventato intimo della ‘sua’ principessa Mathilde, la nipote di Napoleone I e cugina di Napoleone III, Edmund de Waal, Un’eredità di avorio e ambra, op. cit., pp. 49–50
  • 18
    James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 67. Sulla figura di Gustave Dreyfus (1837–1914) si veda: Alice S. Legé, Gustave Dreyfus, collectionneur et mécène dans le Paris de la Belle Époque, Milano, Officina libraria, 2019.
  • 19
    James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 81–82. Sui mobili acquistati da Moïse Camondo, perché probabilmente appartenuti a Madame de Pompadour o Maria Antonietta, si veda: James McAuley, The house of fragile things, op. cit., pp. 149–150.
  • 20
    Christina Leah Sztajnkrycer, The Jewish Capital of Europe, op. cit., p. 328; Véronique Teboul-Bonnet, Collection au féminin. Du salon privé au musée Nélie Jacquemart-André – Clémence d’Ennery – Béatrice E. de Rothschild, Paris, L’Harmattan, 2022, p. 166; James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 52.
  • 21
    Albert Cahen d’Anvers possedeva tre opere di Moreau, il dipinto intitolato Jeune homme et la mort – Giovane uomo e la morte e due acquarelli: una Salomè e un Gesù nell’orto degli olivi. Il dipinto fu messo all’asta nel 1920 ed attualmente è conservato nell’Harvard Art Museums – Fogg Museum a Cambridge (Massachusetts), Alice S. Legé, Les Cahen d’Anvers, op. cit., p. 206. Il catalogo della vendita all’asta è il seguente: Galeries Georges Petit, Tableaux modernes et anciens, tapisseries, provenant de la collection de feue Mme A. C. d’A. [Albert Cahen d’Anvers], catalogue de vente, Paris, Galerie Georges Petit, 1920.
  • 22
    James McAuley, The house of fragile things, op. cit., p. 84.