6. La tenuta umbro-laziale

Pompei definì la proprietà come “una vera potenza […] del valore di milioni e dell’estensione di forse più che 30 chilometri in circonferenza” e riportò i nomi dei precedenti proprietari dei territori del versante laziale1 I resti del castello di Torre Alfina vennero acquistati nel 1884, i proprietari erano: i Bourbon del Monte, i Misciattelli, i Piccolomini, i Pollidori eredi del Cardinale Catterini, Giuseppe Bernardini, Bertoni, Saracinelli, “e tutta la parte del bosco della Bandita che apparteneva al Seminario di Orvieto”, Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 19. Gli acquisti nel territorio umbro di Allerona cominciarono nel 1883 e continuarono negli anni successivi2Dai registri risultano i seguenti proprietari: Bernardini, Rosa Radicchi, Luisa Dolci, Angelo Morettoni, Cesare Bertone, Saracinelli. come si evince dai continui aumenti di superficie: 2003 ettari nel 1883; 2307 ettari nel 1892; 3074 ettari nel 1894. Con le speculazioni romane Edoardo aveva bene inteso che gli incrementi di valore delle aree potevano ottenersi valorizzando zone periferiche e mal collegate. Anche questo doveva essere uno dei motivi di interesse per investire in questa nella tenuta perché la mancanza di strade e collegamenti faceva di Torre Alfina un paese “fuori dell’umano consorzio”3Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 24. e lo stesso valeva per il versante umbro. Fin dall’inizio Edoardo provvide quindi a realizzare strade, servizi, a restaurare e realizzare nuovi edifici, per uso personale e funzionali alla gestione dell’azienda. Si costruirono due strade: una strada di cinque chilometri “ombreggiata da due filari di piante esotiche” ed un’altra per collegare Torre Alfina ad Allerona, lunga diciotto chilometri4Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., pp. 25-27.. È proprio nei ‘servizi’ che si ravvisava la concezione ‘urbana’5“Il fenomeno Villa è un paradosso. Sembra una manifestazione tipica della campagna, poiché implica – a parte il lusso – un paesaggio armonioso, alberi e fiori a profusione, nonché il dolce far niente, in una parola il contrario della città. Eppure […] si tratta prima di tutto di un’emanazione urbana. Il committente, l’architetto, la tipologia, l’espressione architettonica e così di seguito, tutto infatti proviene dalla città”, Andrè Corboz, Il paradosso della Villa storica, in Margherita Azzi Visentini, La Villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento, Milano, Electa, 1997, p. 9. dell’intervento di Edoardo, che predispose per la proprietà comfort che all’epoca era difficile ritrovare nelle stesse metropoli. Nel 1886 presentò un’istanza per ottenere la concessione comunale per la posa in opera di una linea telefonica, e per rifornirsi di acqua potabile costruì una “Pompa a pressione che presso il detto Sasseto, dalla profondità di forse più di un chilometro dal castello, vi spinge su, entro tubi di ghisa”6 Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 25. L’energia elettrica fu fornita da un gruppo elettrogeno7“Da notare che nel paese laziale l’elettricità entrò solo nel 1924”, Rita Pepparulli, Roberto Squarcia, Torre Alfina, op. cit., p. 22.. Contemporaneamente alle infrastrutture, Edoardo intraprese le sistemazioni degli edifici e dell’azienda, con nuove case coloniche, rimboschimenti e piantagioni. In attesa di poter abitare il castello dei Monaldeschi, Cahen fece costruire una ‘fattoria’ con torre merlata e un altro edificio ribattezzato “Santa Christina dal nome della defunta sua signora”8Rita Pepparulli, Roberto Squarcia, Torre Alfina, op. cit., p. 22.. Per quanto riguarda il castello di Torre Alfina, Edoardo diede inizio dopo il 1884 ai lavori di restauro dell’edificio che versava in pessime condizioni.9Rita Pepparulli, Roberto Squarcia, Torre Alfina, op. cit., p. 21. Il progetto del castello, in stile neogotico, fu affidato a Giuseppe Partini (1842–1895), uno dei più fecondi architetti senesi della seconda metà del XIX secolo10Ettore Sisi, Carlo Spalletti (a cura di), La Cultura artistica a Siena nell’Ottocento, Siena, Monte dei Paschi di Siena, 1994; Maria Cristina Buscioni (a cura di), *Giuseppe Partini (1842-1895): architetto del purismo senese*, Firenze, Electa, 1981.. I lavori furono portati a termine da Teofilo-Rodolfo. A Partini è attribuito anche il mausoleo di Edoardo all’interno del bosco del Sasseto “in forme accentuatamente neogotiche molto prossime a quelle da lui realizzate nel catafalco eretto nel duomo di Siena per le esequie di Vittorio Emanuele II”11 Ettore Sisi, Carlo Spalletti (a cura di), La Cultura artistica a Siena, op. cit., p. 467. Edoardo morì a Roma il 3 maggio del 1894, e le spoglie furono trasportate da Roma a Torre Alfina, dove furono tumulate nel mausoleo medievaleggiante; ad Orvieto, per ricordare i suoi contributi al restauro del Duomo, alla costruzione della funicolare e all’Accademia ‘La nuova Fenice’, gli fu intitolata Piazza Cahen12La città “per gratitudine intitolò dal nome di lui il nuovo piazzale sulla stazione della funicolare”, Mario Montalto, Vicende storiche di Torre Alfina: (dalle origini al 19. secolo), Grotte di Castro, Ceccarelli, 2000, p. 87. Si veda anche: Alice S. Legé, L’opera di Henri e Achille Duchêne, op. cit., pp. 152-165.. La divisione della proprietà tra i due figli avvenne un anno più tardi, nel 1895, e da quel momento i due versanti seguirono destini diversi. La tenuta fu valutata £ 930.00013*Istromento di divisione d’immobili ereditari del complessivo valore di £ 930.000 fatta tra i S.ri fratelli Teofilo-Rodolfo Cahen M.se di Torre Alfina ed Hugo Cahen Roma*, 18 maggio 1895, in Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Archivio Ercole Buratti, Registro 2935 – 431, n. 1451., il versante di Torre Alfina passò al primogenito Teofilo-Rodolfo, il versante umbro passò ad Hugo14Sulla tenuta di Hugo si vedano anche: Riccardo Calimani, Storia degli ebrei italiani nel XIX e nel XX secolo, Milano, Mondadori, Vol. III, 2015, pp. 332-333; Luciana Brunelli, Generazioni di ebrei nel 1938. Il caso di Perugia, in ‘Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia’, V/ 2001-2002, pp. 109-135. Hugo effettuò anche diversi miglioramenti: insieme a una famiglia di notabili locali, i Bernardini, fondò una cantina cooperativa ed esportò vino e olio d’oliva umbri, nel 1900 gli fu conferita la Croce dell’Ordine al Merito del Lavoro, Alice S. Legé (trad. Jennifer Donnelly) (21/03/2022), CAHEN D’ANVERS Hugo (EN) in *Collectionneurs, collecteurs et marchands d’art asiatique en France 1700-1939-INHA*, http://agorha.inha.fr/detail/387.. I fratelli si accordarono anche per la manutenzione del Ponte e del mausoleo “riconosciuto come Tomba di famiglia”. Dopo la divisione Hugo Cahen continuò ad acquistare terreni fino a raggiungere i 3883 ettari, la superficie massima raggiunta dalla sua tenuta.

 

Note

  • 1
    I resti del castello di Torre Alfina vennero acquistati nel 1884, i proprietari erano: i Bourbon del Monte, i Misciattelli, i Piccolomini, i Pollidori eredi del Cardinale Catterini, Giuseppe Bernardini, Bertoni, Saracinelli, “e tutta la parte del bosco della Bandita che apparteneva al Seminario di Orvieto”, Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 19
  • 2
    Dai registri risultano i seguenti proprietari: Bernardini, Rosa Radicchi, Luisa Dolci, Angelo Morettoni, Cesare Bertone, Saracinelli.
  • 3
    Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 24.
  • 4
    Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., pp. 25-27.
  • 5
    “Il fenomeno Villa è un paradosso. Sembra una manifestazione tipica della campagna, poiché implica – a parte il lusso – un paesaggio armonioso, alberi e fiori a profusione, nonché il dolce far niente, in una parola il contrario della città. Eppure […] si tratta prima di tutto di un’emanazione urbana. Il committente, l’architetto, la tipologia, l’espressione architettonica e così di seguito, tutto infatti proviene dalla città”, Andrè Corboz, Il paradosso della Villa storica, in Margherita Azzi Visentini, La Villa in Italia. Quattrocento e Cinquecento, Milano, Electa, 1997, p. 9.
  • 6
    Benito Camilletti, Tommaso Pompei, Torre Alfina e il suo Castello, op. cit., p. 25
  • 7
    “Da notare che nel paese laziale l’elettricità entrò solo nel 1924”, Rita Pepparulli, Roberto Squarcia, Torre Alfina, op. cit., p. 22.
  • 8
    Rita Pepparulli, Roberto Squarcia, Torre Alfina, op. cit., p. 22.
  • 9
    Rita Pepparulli, Roberto Squarcia, Torre Alfina, op. cit., p. 21.
  • 10
    Ettore Sisi, Carlo Spalletti (a cura di), La Cultura artistica a Siena nell’Ottocento, Siena, Monte dei Paschi di Siena, 1994; Maria Cristina Buscioni (a cura di), *Giuseppe Partini (1842-1895): architetto del purismo senese*, Firenze, Electa, 1981.
  • 11
    Ettore Sisi, Carlo Spalletti (a cura di), La Cultura artistica a Siena, op. cit., p. 467
  • 12
    La città “per gratitudine intitolò dal nome di lui il nuovo piazzale sulla stazione della funicolare”, Mario Montalto, Vicende storiche di Torre Alfina: (dalle origini al 19. secolo), Grotte di Castro, Ceccarelli, 2000, p. 87. Si veda anche: Alice S. Legé, L’opera di Henri e Achille Duchêne, op. cit., pp. 152-165.
  • 13
    *Istromento di divisione d’immobili ereditari del complessivo valore di £ 930.000 fatta tra i S.ri fratelli Teofilo-Rodolfo Cahen M.se di Torre Alfina ed Hugo Cahen Roma*, 18 maggio 1895, in Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Archivio Ercole Buratti, Registro 2935 – 431, n. 1451.
  • 14
    Sulla tenuta di Hugo si vedano anche: Riccardo Calimani, Storia degli ebrei italiani nel XIX e nel XX secolo, Milano, Mondadori, Vol. III, 2015, pp. 332-333; Luciana Brunelli, Generazioni di ebrei nel 1938. Il caso di Perugia, in ‘Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia’, V/ 2001-2002, pp. 109-135. Hugo effettuò anche diversi miglioramenti: insieme a una famiglia di notabili locali, i Bernardini, fondò una cantina cooperativa ed esportò vino e olio d’oliva umbri, nel 1900 gli fu conferita la Croce dell’Ordine al Merito del Lavoro, Alice S. Legé (trad. Jennifer Donnelly) (21/03/2022), CAHEN D’ANVERS Hugo (EN) in *Collectionneurs, collecteurs et marchands d’art asiatique en France 1700-1939-INHA*, http://agorha.inha.fr/detail/387.