30. La Villa dopo il 1920
La vendita di Villa della Selva e la tenuta coi suoi trentuno poderi ebbe luogo il 23 luglio 1920, a Roma1Contratto di compra vendita della tenuta, op. cit.. Antonio Casati, delegato della Banca di San Marziano di Voghera e il conte Vittorio di Groppello (1865–1921) acquistarono la proprietà per 2.225.000 lire2La Villa fu venduta “spoglia completamente di qualunque arredamento”.. Nel 1924 gli eredi di Vittorio di Groppello vendettero le loro quote alla Società anonima “La Selva”. L’anno successivo, la stessa società acquistò i cinque sesti della Banca di San Marziano per quattro milioni di lire: tra il 1920 e il 1925, il valore della proprietà era quasi raddoppiato, ma tra il 1925 e il 1929 la società aveva un solo interesse: sfruttare e a depredare il complesso. Si arrivò al fallimento in breve tempo: una Relazione del 1930 giustamente riportò: “[se i risultati ottenuti] sono stati scarsi, bisogna ricercarne le cause nell’abbandono in cui l’hanno sempre lasciata le precedenti Amministrazioni, le quali – all’infuori di quella del Conte Cahen – si sono preoccupate soltanto di sfruttare al massimo la tenuta senza far nulla per migliorarne od aumentare la produzione”3Visita alla tenuta “La Selva di Meana” 11/16 Luglio 1930 Relazione, Roma, Fondazione Roma, Fondo Cassa di Risparmio di Roma, XVI 1, Busta 22, fasc. 137., c. 12..
Dal 1930 la Villa, e quanto rimaneva della proprietà, poco meno di tremila ettari, passarono poi al Monte di Pietà di Roma, maggiore creditore dei società fallita. La gestione della tenuta e della Villa da parte delle banche4Dapprima, come detto, il Monte di Pietà; successivamente la Cassa di Risparmio di Roma in cui il Monte confluì nel 1937. fu caratterizzata da interventi minimi; scarso interesse suscitava un patrimonio la cui acquisizione era stata tanto sofferta e che, in assenza di cospicui investimenti, non prometteva di recuperare i soldi perduti. Il parco subì le conseguenze: nel 1930 era “abbandonato. I lavori di restauro e abbellimento non sono urgenti tranne che non si venga nella determinazione di affittare la Villa”5Visita alla tenuta “La Selva di Meana”, op. cit., c. 5., nel 1937 la serra per “coltivazione di fiori anche delicati” era abbandonata e inservibile6Relazione di Ernesto Koch e Enzo di Napoli Rampolla, Roma, 23/3/1937, in Roma, Fondazione Roma, Fondo Cassa di Risparmio di Roma, VIII 4, Busta 27, fasc. 117., nel 1938 la serra, la limonaia, le “zone di giardinaggio, mobili e arredi annessi [richiedevano] restauri e riprese di manutenzioni”7Relazione di stima, Roma, 26/9/1938, in Roma, Fondazione Roma, Fondo Cassa di Risparmio di Roma, VIII 4, Busta 27, fasc. 117, c. 7..
Nel 1939 la Villa fu venduta a Bruno Allegrini per poco più di quattro milioni di Lire. Allegrini salvò il salvabile e ne rimase proprietario fino alla fine degli anni Sessanta, ma delle interessanti ispirazioni culturali che avevano guidato la creazione del complesso rimaneva ormai solo un evanescente ricordo. In seguito, dalla famiglia Allegrini, il complesso è passato al Corpo Forestale dello Stato e dopo il 2016 all’Arma dei Carabinieri che, in collaborazione col Comune di Allerona, ha presentato la proposta di restauro del parco che finalmente si è concretizzata.
Note
- 1Contratto di compra vendita della tenuta, op. cit.
- 2La Villa fu venduta “spoglia completamente di qualunque arredamento”.
- 3Visita alla tenuta “La Selva di Meana” 11/16 Luglio 1930 Relazione, Roma, Fondazione Roma, Fondo Cassa di Risparmio di Roma, XVI 1, Busta 22, fasc. 137., c. 12.
- 4Dapprima, come detto, il Monte di Pietà; successivamente la Cassa di Risparmio di Roma in cui il Monte confluì nel 1937.
- 5Visita alla tenuta “La Selva di Meana”, op. cit., c. 5.
- 6Relazione di Ernesto Koch e Enzo di Napoli Rampolla, Roma, 23/3/1937, in Roma, Fondazione Roma, Fondo Cassa di Risparmio di Roma, VIII 4, Busta 27, fasc. 117.
- 7Relazione di stima, Roma, 26/9/1938, in Roma, Fondazione Roma, Fondo Cassa di Risparmio di Roma, VIII 4, Busta 27, fasc. 117, c. 7.