26. Le piante da serra calda e serra fredda
Esisteva una gerarchia tra le piante coltivate, che oggi ci sfugge, ma all’epoca era netta e ben definita: le piante più preziose, anche per via delle difficoltà di coltivazione, erano quelle tropicali da serra calda. Un articolo del 1910 ci informa del fatto che Hugo aveva radunato nel giardino “una delle più ricche e complete coltivazioni di fiori, e di piante esotiche, fra cui le più belle e rare varietà di orchidee”1Il Conte Cahen e la sua opera in Allerona, in Il Comune, 08 ottobre 1910, citato in: Alessio Mancini, I Cahen, op. cit., p. 119. Alessio Mancini cita anche in un’altra occasione, a p. 171, le collezioni botaniche: “La Chiesa Plebenale […] era tutta folgorante di luci, ornate e profumata di piante esotiche e di fiori rarissimi”, Corrispondenze, in Il Comune, 15 ottobre 1919. . Ma anche le occasioni mondane dei Cahen a Parigi erano l’occasione per sfoggiare queste piante: nel 1891, in occasione del matrimonio di Irène e Moïse de Camondo, il re di Serbia Milan I (1854–1901) donò “un albero fatto interamente di orchidee. Questa meraviglia, che, si dice, costerebbe più di cinquemila franchi”2Nora Seni, Sophie Le Tarnec, Les Camondo, op. cit., p. 203..
Collegamenti tra piante tropicali e gli status symbol li ritroviamo anche nel romanzo Bel Ami di Maupassant. L’opera narra la storia di un arrampicatore sociale, Georges Duroy, che si muove nell’alta società parigina di fine secolo. Un piccolo preambolo si rende necessario per comprendere il contesto, romanzato ma verosimile, così vicino a quello dei suoi amici Cahen d’Anvers. Nel romanzo Duroy è un giornalista dipendente del “signor Walter, deputato, finanziere, uomo danaroso e affarista, ebreo e meridionale, direttore della Vie Française”3Guy De Maupassant, Bel Ami, Milano, Corriere della Sera, 2002, p. 31. che durante le conquiste coloniali francesi in Nord–Africa specula “sugli immensi terreni comprati per nulla prima della conquista e rivenduti […] alle compagnie di colonizzazione”4Come fecero i Cahen con la speculazione romana del quartiere Pr. Con l’operazione, che gli frutta decine di milioni, Walter “in pochi giorni, era diventato uno dei padroni del mondo, uno di quei finanzieri onnipotenti, più forti dei re”. L’Autore descrive il palazzo principesco dell’uomo d’affari e significativamente, quale esempio del traguardo sociale raggiunto, si sofferma proprio alla serra: “un vasto giardino d’inverno pieno di alti alberi dei paesi caldi, e cespugli di fiori rari. Nell’entrare sotto quel verde cupo dove la luce scendeva come un’onda argentea, si respirava la freschezza tiepida della terra umida e un’aria densa di profumi. Era una sensazione strana, dolce, malefica e affascinante, di natura fittizia, snervante e molle […] il giornalista si fermò col cuore che gli batteva. «Ecco», diceva a se stesso, «ecco il lusso, le case dove bisogna vivere; vi sono arrivati gli altri, perché non vi posso arrivare anch’io?”5Guy De Maupassant, Bel Ami, op. cit., p. 246.
Le piante tropicali, in particolare le orchidee, sono evocate anche nelle pagine dannunziane de Il Piacere: “nel vaso era un mazzo d’orchidee, di quei fiori giganteschi e multiformi che sono la ricercata curiosità di Francesca”6Nel romanzo la cugina del protagonista, la Marchesa Francesca D’Ateleta. Lo scrittore prosegue così: “Talune verdi, di quel verde, dirò così, animale che hanno certe locuste, pendevano in forma di piccole urne etrusche, con il coperchio un po’ sollevato. Altre portavano in cima ad uno stelo argenteo un fiore a cinque petali con in mezzo un calicetto, giallo di dentro e bianco di fuori. Altre portavano una piccola ampolla violacea e ai lati dell’ampolla due lunghi filamenti; e facevano pensare a qualche minuscolo re delle favole, assai gozzuto, con la barba divisa in due tracce alla foggia orientale. Altre infine portavano una quantità di fiori gialli, simili ad angelette in veste lunga librate a volo con le braccia alte e con l’aureola dietro il capo”, Gabriele D’Annunzio, Il piacere, op. cit., p. 229. Da notare il chiaro riferimento al Japonisme.. Anche il terzo letterato amico dei Cahen, Marcel Proust, rese omaggio ne La Recherche alle regine delle serre e per bocca di Swann-Ephrussi, con riferimento ai fiori preferiti da Odette – Louise cita “le orchidee, le Cattleya soprattutto, che erano, con i crisantemi, i suoi fiori preferiti […] «quella sembra che sia ritagliata dalla fodera del mio mantello» disse Swann mostrandogli un’orchidea, con una sfumatura di rispetto per un fiore così chic”7Il brano de La Recherche è riportato in Gérald Leroy-Terquem, Ahmed Si, Orchidee, Milano, Rizzoli, 1991, p. 89..
L’interesse per le orchidee non è spiegabile esclusivamente con la connotazione di status symbol, l’orchidelirium, come venne chiamata questa passione che contagiò l’aristocrazia del tempo, era determinata dal simbolismo sessuale legato a questi fiori in quanto “evocava, certo sotto forma trasfigurata e idealizzata, il sesso femminile proibito”8 “Tutta l’aristocrazia inglese fu ben presto contagiata dalla passione per le orchidee, e una collezione e una serra delle prestigiose piante esotiche divenne un inestirpabile must nella società vittoriana”, Gérald Leroy-Terquem, Ahmed Si, Orchidee, op. cit., p. 70. Né questo aspetto sfuggì a D’Annunzio: “Fior diabolico – Disse Donna Elena Muti, prendendo il vaso di vetro e osservando da vicino l’orchidea sanguigna e difforme […] – Fiore simbolico, tra le vostre dita –mormorò Andrea, guardando la dama che in quell’attitudine era sovrammirabile”9 Gabriele D’Annunzio, Il piacere, op. cit., p. 66.
Dall’Inghilterra la passione per le orchidee si diffuse sia in Francia, con diversi vivai specializzati 10 “Fra il 1890 e il 1910 ce n’erano […] diciotto”, Gérald Leroy-Terquem, Ahmed Si, Orchidee, op. cit., p. 78, sia in Italia, dove nel giro di un secolo, dal 1812 al 1912, furono introdotte almeno duecentotrentasei specie diverse di orchidee tropicali 11Federico Maniero, Fitocronologia d’Italia, Firenze, Olschki, 2000.. Grandi appassionati furono ovviamente i Rothschild, come testimoniano le dieci specie loro dedicate col nome scientifico12Ancistrochilus rothschildianus O’Brien; Angraecum rothschildianum O’Brien; Catasetum rothschildii Rolfe; Cattleya rothschildiana Day ex Rolfe (un ibrido naturale tra la Laelia lobata e la Cattleya intermedia); Cirrhopetalum rothschildianum O’Brien; Cypripedium rothschildianum Reichb. f.; Pachystoma rothschildianum Sander; Phalaenopsis rothschildiana Reichb. f.; Vandanthe rothschildiana (un ibrido orticolo tra la Vanda coerulea e l’Euanthe sanderiana); Paphiopedilum rothschildianum Stein. Per quanto riguarda i taxa dedicati alla famiglia si veda: Miriam Rothschild, Lionel de Rothschild, Kate Garton, The Rothschild gardens, op. cit., pp. 174–183. .
Accanto alle orchidacee trovavano poi posto nelle serre calde anche altre famiglie vegetali che vennero coltivate ad Allerona. Nel 1911 delle felci presentate ad una esposizione orticola affascinarono il pubblico fiorentino: “I bellissimi e forti esemplari di Platyceryum di diverse specie presentati dal signor conte Hugo Cahen di Allerona, che attiravano gli sguardi di tutti i visitatori, per la forma strana e particolare delle grandi foglie e la bizzarria del loro portamento” 13Si veda: Rivista della Ortoflorofrutticoltura italiana, 36, 1911, p. 135. Anche le felci ebbero del resto il loro momento di gloria nell’Europa del tempo, si trattò della cosiddetta Fern craze che scoppiò con “straordinaria veemenza” dopo il 1850, David Elliston Allen, Tastes and crazes, in: Nicholas Jardine, James A. Secord, Emma Spary (edited by), Cultures of natural history, 1996, Cambridge, Cambridge University Press, 1996, pp. 400–404..
Altre piante esotiche coltivate da Hugo vennero premiate nelle esposizioni orticole: l’aracea Anthurium scherzerianum Schott14A proposito dell’Anthurium scherzerianum è opportuno ricordare la cultivar ‘Rothschildianum’, del 1876. Sempre ai Rothschild è legata una delle piante tropicali più belle: la colchicacea Gloriosa rothschildiana O’Brien proveniente dall’Africa. Un cronista inglese riporta che l’Anthurium di Hugo presentava “a dozen magnificent spathes”, Gardeners’ Magazine, 54, 1911, p. 454. Si veda inoltre: Horticultural Trade Journal, 43–44, 1908, p. 389. e la palma Phoenix roebelenii O’Brien15Esposizione internazionale di Orticoltura, in Bullettino della Regia Società toscana di orticultura, 16, 1911, pp. 161–162.. Non mancava poi, ad attestare la passione botanica del proprietario della Villa di Allerona, una cultivar tropicale dedicata alla moglie Ida, si trattava del Croton ‘Comtesse Hugo Cahen D’Anvers’ creata dai vivaisti Chantrier16Revue horticole: journal d’horticulture pratique, 80, 1908, p. 256; Georges Tourret Grignan, Les Orchidées et autres plantes de serre à l’Exposition des Tuileries, in Revue Horticole, 1909 (anno 81), 1 giugno, n. 11, p. 261. Attualmente il nome scientifico è Codiaeum variegatum A. Juss.; il vivaio dei fratelli Chantrier a Mortefontaine era specializzato nella vegetazione tropicale (Dracene, Ficus, Filodendri), ma produceva anche piante ornamentali da esterno (Camelie e Rododendri) e piante da frutto. Per una descrizione del vivaio si veda: Frederick William Thomas Burbidge, MM. Chantrier’s Nurseries at Morte-Fontaine, in The Garden, 6 settembre 1873, pp. 194–195..
‘Socialmente’ intermedie tra le piante da serra calda e quelle coltivate all’aperto ricordiamo brevemente le piante da serra fredda. Sono fondamentalmente le stesse che oggi ritroviamo (con cultivar recenti) all’interno della villa come piante decorative da spostare al chiuso in autunno ed inverno: Felci, Pelargoni, Fucsie, Begonie, Lantane, ecc. Non altrettanto pregiate e rare come le piante da serra calda, questa tipologia di piante ebbe peraltro un enorme successo per la facilità di coltivazione. D’Annunzio ne Il Piacere cita una delle piante da serra fredda vittoriana passate di moda ma ora di nuovo in auge per il suo profumo di vaniglia: l’Heliotropium peruvianum L.17 “Egli aspirava con delizia il sottile odore di eliotropio esaltante dalla pelliccia preziosa”, Gabriele D’Annunzio, Il piacere, op. cit., p. 24.
Note
- 1Il Conte Cahen e la sua opera in Allerona, in Il Comune, 08 ottobre 1910, citato in: Alessio Mancini, I Cahen, op. cit., p. 119. Alessio Mancini cita anche in un’altra occasione, a p. 171, le collezioni botaniche: “La Chiesa Plebenale […] era tutta folgorante di luci, ornate e profumata di piante esotiche e di fiori rarissimi”, Corrispondenze, in Il Comune, 15 ottobre 1919.
- 2Nora Seni, Sophie Le Tarnec, Les Camondo, op. cit., p. 203.
- 3Guy De Maupassant, Bel Ami, Milano, Corriere della Sera, 2002, p. 31.
- 4Come fecero i Cahen con la speculazione romana del quartiere Pr
- 5Guy De Maupassant, Bel Ami, op. cit., p. 246
- 6Nel romanzo la cugina del protagonista, la Marchesa Francesca D’Ateleta. Lo scrittore prosegue così: “Talune verdi, di quel verde, dirò così, animale che hanno certe locuste, pendevano in forma di piccole urne etrusche, con il coperchio un po’ sollevato. Altre portavano in cima ad uno stelo argenteo un fiore a cinque petali con in mezzo un calicetto, giallo di dentro e bianco di fuori. Altre portavano una piccola ampolla violacea e ai lati dell’ampolla due lunghi filamenti; e facevano pensare a qualche minuscolo re delle favole, assai gozzuto, con la barba divisa in due tracce alla foggia orientale. Altre infine portavano una quantità di fiori gialli, simili ad angelette in veste lunga librate a volo con le braccia alte e con l’aureola dietro il capo”, Gabriele D’Annunzio, Il piacere, op. cit., p. 229. Da notare il chiaro riferimento al Japonisme.
- 7Il brano de La Recherche è riportato in Gérald Leroy-Terquem, Ahmed Si, Orchidee, Milano, Rizzoli, 1991, p. 89.
- 8“Tutta l’aristocrazia inglese fu ben presto contagiata dalla passione per le orchidee, e una collezione e una serra delle prestigiose piante esotiche divenne un inestirpabile must nella società vittoriana”, Gérald Leroy-Terquem, Ahmed Si, Orchidee, op. cit., p. 70
- 9Gabriele D’Annunzio, Il piacere, op. cit., p. 66
- 10“Fra il 1890 e il 1910 ce n’erano […] diciotto”, Gérald Leroy-Terquem, Ahmed Si, Orchidee, op. cit., p. 78
- 11Federico Maniero, Fitocronologia d’Italia, Firenze, Olschki, 2000.
- 12Ancistrochilus rothschildianus O’Brien; Angraecum rothschildianum O’Brien; Catasetum rothschildii Rolfe; Cattleya rothschildiana Day ex Rolfe (un ibrido naturale tra la Laelia lobata e la Cattleya intermedia); Cirrhopetalum rothschildianum O’Brien; Cypripedium rothschildianum Reichb. f.; Pachystoma rothschildianum Sander; Phalaenopsis rothschildiana Reichb. f.; Vandanthe rothschildiana (un ibrido orticolo tra la Vanda coerulea e l’Euanthe sanderiana); Paphiopedilum rothschildianum Stein. Per quanto riguarda i taxa dedicati alla famiglia si veda: Miriam Rothschild, Lionel de Rothschild, Kate Garton, The Rothschild gardens, op. cit., pp. 174–183.
- 13Si veda: Rivista della Ortoflorofrutticoltura italiana, 36, 1911, p. 135. Anche le felci ebbero del resto il loro momento di gloria nell’Europa del tempo, si trattò della cosiddetta Fern craze che scoppiò con “straordinaria veemenza” dopo il 1850, David Elliston Allen, Tastes and crazes, in: Nicholas Jardine, James A. Secord, Emma Spary (edited by), Cultures of natural history, 1996, Cambridge, Cambridge University Press, 1996, pp. 400–404.
- 14A proposito dell’Anthurium scherzerianum è opportuno ricordare la cultivar ‘Rothschildianum’, del 1876. Sempre ai Rothschild è legata una delle piante tropicali più belle: la colchicacea Gloriosa rothschildiana O’Brien proveniente dall’Africa. Un cronista inglese riporta che l’Anthurium di Hugo presentava “a dozen magnificent spathes”, Gardeners’ Magazine, 54, 1911, p. 454. Si veda inoltre: Horticultural Trade Journal, 43–44, 1908, p. 389.
- 15Esposizione internazionale di Orticoltura, in Bullettino della Regia Società toscana di orticultura, 16, 1911, pp. 161–162.
- 16Revue horticole: journal d’horticulture pratique, 80, 1908, p. 256; Georges Tourret Grignan, Les Orchidées et autres plantes de serre à l’Exposition des Tuileries, in Revue Horticole, 1909 (anno 81), 1 giugno, n. 11, p. 261. Attualmente il nome scientifico è Codiaeum variegatum A. Juss.; il vivaio dei fratelli Chantrier a Mortefontaine era specializzato nella vegetazione tropicale (Dracene, Ficus, Filodendri), ma produceva anche piante ornamentali da esterno (Camelie e Rododendri) e piante da frutto. Per una descrizione del vivaio si veda: Frederick William Thomas Burbidge, MM. Chantrier’s Nurseries at Morte-Fontaine, in The Garden, 6 settembre 1873, pp. 194–195.
- 17“Egli aspirava con delizia il sottile odore di eliotropio esaltante dalla pelliccia preziosa”, Gabriele D’Annunzio, Il piacere, op. cit., p. 24