25. Il collezionismo botanico

Sul lato opposto del parco, oltre le siepi che racchiudevano l’estremità orientale del giardino regolare, si trovava l’area dedicata alle piante tropicali, dove Hugo aveva installato quattro grandi serre. Non lontano, la proprietà era completata da un grande orto. Il piano rialzato dove si trovavano le serre era accessibile anche lateralmente: diverse scalinate in pietra collegavano le diverse aree di questo lato del parco. Di un totale di quattro serre – due in legno e due in ferro – citate dai documenti archivistici e “destinate alla coltivazione di fiori delicati”, solo una è sopravvissuta. Realizzata interamente in vetro e metallo, la sua copertura poggia su una base in muratura ornata di travertino. Con il suo pavimento di ciottoli bianchi e neri, la serra è composta da due sezioni longitudinali affiancate da una sezione centrale coperta da una volta a padiglione, la sezione centrale è decorata da una grotta simile a quella della limonaia. Al pari degli stili lontani nel tempo e nello spazio, l’altra componente in grado di caratterizzare i giardini della villa fu quella botanica, che per forza evocativa non era sicuramente da meno. La stessa passione riposta nel collezionare statue, quadri, o dimore, fu indirizzata infatti dai banchieri ebrei anche in questa particolare tipologia del collezionismo, sempre con la volontà di primeggiare1Ernest Field, capo giardiniere di Alfred Rothschild (1842–1918) nella dimora di Halton nel Buckinghamshire scrisse “[…] i ricchi mostrano la propria ricchezza in base alla dimensione della loro lista di piante per le aiuole [bedding plant list], diecimila per un possidente terriero, ventimila per un baronetto, trentamila per un conte e quarantamila per un duca, ma Rothschild ne ha 41000 per provare la sua supremazia sull’aristocrazia”, Penelope Hobhouse, Plants in garden history, op. cit., p. 250.. Hugo sviluppò uno spirito collezionistico botanico con un’attenzione pari a quella che dedicava alle arti dell’Estremo Oriente. Ma le ‘famiglie d’oro’ non si limitarono a collezionare piante, perché vollero, come si vedrà, che nomi scientifici o nomi di cultivar fossero loro dedicati. A questa passione contribuirono alcuni fattori, come i miglioramenti nel trasporto dei vegetali dai luoghi di origine2Lo studioso Tyler Whittle parla di due Ere nella ‘caccia botanica’: pre e post Wardiana, dal nome di Nathaniel Ward che nel 1834 dimostrò che le piante po- tevano essere trasportate per mesi all’interno di cassette di vetro sigillate (le co- siddette cassette di Ward); questo risolveva il problema delle grandi fallanze di piante trasportate dai paesi tropicali e poteva così cominciare l’epoca d’oro della botanica, Tyler Whittle, I cacciatori di piante. Storia delle più avventurose spedizioni alla ricerca di piante e fiori sconosciuti, Milano, Rizzoli, 1980, 117–122.  e la diffusione delle serre monumentali3Le ragioni del successo di queste strutture in ferro furono legati ai costi, sempre più bassi, di produzione, alla modularità e alla possibilità di coprire grandi superfici con pochi sostegni. All’inizio del XIX secolo le grandi serre erano ancora una prerogativa principesca4Basti pensare alle serre della Malmaison (1805) in Francia, di Carlton House (1803), Bayswater House (1817) e Syon House (1820) in Inghilterra, e a quelle di Wilhelmshöhe a Kassel (1822), Renzo Dubbini, Serre e giardini d’inverno, in Monique Mosser, Georges Teyssot (a cura di), L’architettura dei Giardini d’Occi- dente, op. cit., pp. 423–424. Per un elenco completo delle serre del periodo si veda: Georg Kohlmaier, Barna Von Sartory, Houses of Glass: A Nineteenth-Century Building Type, Cambridge Massachusetts, The MIT Press, 1991, p. 62., ma cinquant’anni dopo si erano diffuse negli orti botanici, nelle esposizioni universali e nelle case: “Il successo della serra-spettacolo non è che la premessa per una sua vertiginosa diffusione [come] simbolo di raffinatezza, di distinzione sociale”5Renzo Dubbini, Serre e giardini d’inverno, cit. pp. 423–424..

Anche il patrocinio delle spedizioni botaniche passò di mano nel corso del secolo: dai principi, alle ditte vivaistiche, per finire con i ricchi mecenati, come gli immancabili Rothschild, che finanziarono diverse missioni per rifornire di nuove piante i loro giardini, il maggiore patrocinatore delle esplorazioni botaniche fu Lionel de Rothschild (1882–1942) che non per nulla descriveva se stesso come “un banchiere per Hobby – un giardiniere di professione”6Miriam Rothschild, Lionel de Rothschild, Kate Garton, The Rothschild gardens, cit., p. 48. Per rifornire il suo giardino di Exbury, nell’Hampshire, Lionel finanziò le spedizioni di Frank Kingdon Ward (1885-1958); Alexander Frederick Richmond Wollaston (1875–1930) e George Forrest (1873–1932)., una ‘professione’ molto dispendiosa7“I giardini furono per i Rothschilds l’hobby più dispendioso”, Miriam Rothschild, Lionel de Rothschild, Kate Garton, The Rothschild gardens, cit., p. 24. . L’assenza di un archivio familiare ci impedisce di ricostruire l’esatta consistenza delle collezioni botaniche della Villa di Allerona, ma per fortuna è possibile reperire qualche notizia indiretta dai periodici e dalla letteratura. Il valore che Hugo Cahen attribuì a queste raccolte è comunque testimoniato dalla volontà, espressa nel contratto di compravendita, di escluderle, al pari delle statue antiche e dei mobili, dalla vendita della villa. La scelta di piante, per Hugo e gli altri membri delle famiglie d’oro, era in questo periodo vastissima, per l’Europa infatti era ormai possibile “vedere, toccare, studiare l’intero complesso della flora mondiale”8Rudolf Borchardt, Il Giardiniere Appassionato, Milano, Adelphi, 1992, p. 75.. Una volta assimilate, le ditte vivaistiche ibridarono le nuove specie tra loro e con le specie di più antica coltivazione, per dare origine a migliaia di nuove cultivar; questa enorme massa di novità vegetali fu spesso esposta secondo criteri ‘museali’, con le piante collocate nelle serre come opere d’arte9Penelope Hobhouse, Plants in garden history, cit., pp. 222–224..

Note

  • 1
    Ernest Field, capo giardiniere di Alfred Rothschild (1842–1918) nella dimora di Halton nel Buckinghamshire scrisse “[…] i ricchi mostrano la propria ricchezza in base alla dimensione della loro lista di piante per le aiuole [bedding plant list], diecimila per un possidente terriero, ventimila per un baronetto, trentamila per un conte e quarantamila per un duca, ma Rothschild ne ha 41000 per provare la sua supremazia sull’aristocrazia”, Penelope Hobhouse, Plants in garden history, op. cit., p. 250.
  • 2
    Lo studioso Tyler Whittle parla di due Ere nella ‘caccia botanica’: pre e post Wardiana, dal nome di Nathaniel Ward che nel 1834 dimostrò che le piante po- tevano essere trasportate per mesi all’interno di cassette di vetro sigillate (le co- siddette cassette di Ward); questo risolveva il problema delle grandi fallanze di piante trasportate dai paesi tropicali e poteva così cominciare l’epoca d’oro della botanica, Tyler Whittle, I cacciatori di piante. Storia delle più avventurose spedizioni alla ricerca di piante e fiori sconosciuti, Milano, Rizzoli, 1980, 117–122.
  • 3
    Le ragioni del successo di queste strutture in ferro furono legati ai costi, sempre più bassi, di produzione, alla modularità e alla possibilità di coprire grandi superfici con pochi sostegni
  • 4
    Basti pensare alle serre della Malmaison (1805) in Francia, di Carlton House (1803), Bayswater House (1817) e Syon House (1820) in Inghilterra, e a quelle di Wilhelmshöhe a Kassel (1822), Renzo Dubbini, Serre e giardini d’inverno, in Monique Mosser, Georges Teyssot (a cura di), L’architettura dei Giardini d’Occi- dente, op. cit., pp. 423–424. Per un elenco completo delle serre del periodo si veda: Georg Kohlmaier, Barna Von Sartory, Houses of Glass: A Nineteenth-Century Building Type, Cambridge Massachusetts, The MIT Press, 1991, p. 62.
  • 5
    Renzo Dubbini, Serre e giardini d’inverno, cit. pp. 423–424.
  • 6
    Miriam Rothschild, Lionel de Rothschild, Kate Garton, The Rothschild gardens, cit., p. 48. Per rifornire il suo giardino di Exbury, nell’Hampshire, Lionel finanziò le spedizioni di Frank Kingdon Ward (1885-1958); Alexander Frederick Richmond Wollaston (1875–1930) e George Forrest (1873–1932).
  • 7
    “I giardini furono per i Rothschilds l’hobby più dispendioso”, Miriam Rothschild, Lionel de Rothschild, Kate Garton, The Rothschild gardens, cit., p. 24.
  • 8
    Rudolf Borchardt, Il Giardiniere Appassionato, Milano, Adelphi, 1992, p. 75.
  • 9
    Penelope Hobhouse, Plants in garden history, cit., pp. 222–224.