20.Le prime monografie sui giardini giapponesi

Dopo il 1860 cominciarono a comparire i primi resoconti dei viaggiatori europei che, attraversando il Giappone, illustravano la bellezza dei giardini del paese, ma si trattava soprattutto di sole descrizioni1Aimé Humbert, Le Japon, in: Édouard Charton (publié sous la direction), Le Tour du Monde. Nouveau Journal des voyages, Paris, Librairie de Louis Hachette et Compagnie, 1868, pp. 80–82.. Per avere dei testi più dettagliati si dovette fare affidamento sulle ricerche degli studiosi stranieri che, risiedendo stabilmente in Giappone, avevano potuto studiare più a fondo l’arte nipponica2vedi nota 18  La nascita del ‘japonisme. Tra il 1885 e il 1893 uscirono tre testi sui giardini giapponesi che consentirono al pubblico dei japonistes di trovare diverse ispirazioni e un puntuale inquadramento storico di queste realizzazioni3Christian Tagsold, Spaces in Translation, op. cit., pp. 28 – 33.. La prima opera si intitolava Japanese Homes and Their Surroundings ed era stata scritta da Edward Sylvester Morse nel 1885, nel libro un capitolo di trenta pagine affrontava, pieno di elogi e ammirazione, la questione del giardino in rapporto all’architettura delle case4Edward Sylvester Morse, Japanese Homes and Their Surroundings, New York, Harper, 1895.. Nel 1892 Lafcadio Hearn pubblicò poi un articolo dal titolo In a Japanese garden5Lafcadio Hearn, In a Japanese garden, in ‘The Atlantic monthly’, July 1892, vol. 70, no. 417., un testo quasi romantico che si confaceva ad un uomo che si era sposato con una giapponese e che passò il resto della vita nel paese d’origine. L’ultimo testo è il più importante: Landscape Gardening in Japan6Josiah Conder, Landscape garden in Japan, Tokyo, Hakubunsha, 1893. Nel 1891 Conder aveva tra l’altro pubblicato il testo The Flowers of Japan, and the Art of Floral Arrangement, una monografia altrettanto completa ed approfondita. di Josiah Conder perché si trattava di un’opera tassonomica, pressoché completa, che dava al pubblico occidentale, e giapponese7“Conder impressionò non solo i proprietari terrieri inglesi e gli architetti pae- saggisti tedeschi: persino un professore giapponese utilizzò il libro di Conder per creare un giardino”, Christian Tagsold, Spaces in Translation, op. cit., pp. 28 – 33., tutte le coordinate per capire e realizzare un giardino nipponico. Nell’introduzione Conder elencò i testi che aveva consultato prima di accingersi a pubblicare: si trattava di tredici trattati stampati tra il 1633 e il 1892, di questi cinque riportavano nel titolo il termine Tsukiyama8“Tsukiyama Teisaku Den, by Hishigawa Kichibei.1633.; Tsukiyama Teizo Den, Part 1, by Kitamura Enkin. 1736. Miyako Rinsen Meisho Zuye, by Akisato Ritoken. 1800. Somoku Sodate-gusa, by Abe Rekisai. 1815. Tsukiyama Teizo Den, Part 2, by Akisato Ritoken… 1829. Ishigumi Sono-U Yayegaki Den, by Akisato Ritoken… 1829. Kinsei Zu-Fu, by Choseisha 1832. Tsukiyama Sansui Den. 1838. Saku-tei-no-Ki (Manuscript), by Gokiogoku Kakuo. 1838. Engei-Ko, by Yokoi Tokifuyu. 1891. Zukai Teizo-Ho, by Honda Kinkichiro. 1891. Fuzoku Gwa-ho (Magazine). 1891 and 1892. Tsukiyama Sansui Teizo-hiden, by Takatsu Chugoro 1892”, Josiah Conder, Landscape garden, op. cit., tomo I, p. VI. (traducibile come giardino collinare). Il termine Tsukiyama è importante per interpretare i giardini giapponesi della Belle époque: non si trattava infatti dei giardini senz’acqua e con ghiaia rastrellata a cui siamo abituati oggi, ma di giardini da passeggio, con scenari paesaggistici, in cui l’acqua e le pietre giocavano un ruolo cruciale9Lionel Lambourne, Japonisme, op. cit., pp. 187-201.. Scriveva Conder: “In una o nell’altra delle sue numerose forme di lago, fiume, ruscello, torrente o cascata, l’acqua è una caratteristica quasi indispensabile dei giardini giapponesi”10Josiah Conder, Landscape garden, op. cit., p 95, sulla questione si veda an- che: Argyro Loukaki, The geographical unconscious, op. cit., pp. 246-247.. Sulle pietre poi aggiungeva: “una caratteristica sorprendente del giardinaggio giapponese è l’importanza attribuita all’uso di pietre naturali, rocce e massi […] in tutti gli stili di progettazione dei giardini giapponesi, l’attenzione particolare alle forme e alle proporzioni delle singole pietre è di primaria importanza”11Josiah Conder, Landscape garden, op. cit., tomo I, p. 4.

 

Note

  • 1
    Aimé Humbert, Le Japon, in: Édouard Charton (publié sous la direction), Le Tour du Monde. Nouveau Journal des voyages, Paris, Librairie de Louis Hachette et Compagnie, 1868, pp. 80–82.
  • 2
  • 3
    Christian Tagsold, Spaces in Translation, op. cit., pp. 28 – 33.
  • 4
    Edward Sylvester Morse, Japanese Homes and Their Surroundings, New York, Harper, 1895.
  • 5
    Lafcadio Hearn, In a Japanese garden, in ‘The Atlantic monthly’, July 1892, vol. 70, no. 417.
  • 6
    Josiah Conder, Landscape garden in Japan, Tokyo, Hakubunsha, 1893. Nel 1891 Conder aveva tra l’altro pubblicato il testo The Flowers of Japan, and the Art of Floral Arrangement, una monografia altrettanto completa ed approfondita.
  • 7
    “Conder impressionò non solo i proprietari terrieri inglesi e gli architetti pae- saggisti tedeschi: persino un professore giapponese utilizzò il libro di Conder per creare un giardino”, Christian Tagsold, Spaces in Translation, op. cit., pp. 28 – 33.
  • 8
    “Tsukiyama Teisaku Den, by Hishigawa Kichibei.1633.; Tsukiyama Teizo Den, Part 1, by Kitamura Enkin. 1736. Miyako Rinsen Meisho Zuye, by Akisato Ritoken. 1800. Somoku Sodate-gusa, by Abe Rekisai. 1815. Tsukiyama Teizo Den, Part 2, by Akisato Ritoken… 1829. Ishigumi Sono-U Yayegaki Den, by Akisato Ritoken… 1829. Kinsei Zu-Fu, by Choseisha 1832. Tsukiyama Sansui Den. 1838. Saku-tei-no-Ki (Manuscript), by Gokiogoku Kakuo. 1838. Engei-Ko, by Yokoi Tokifuyu. 1891. Zukai Teizo-Ho, by Honda Kinkichiro. 1891. Fuzoku Gwa-ho (Magazine). 1891 and 1892. Tsukiyama Sansui Teizo-hiden, by Takatsu Chugoro 1892”, Josiah Conder, Landscape garden, op. cit., tomo I, p. VI.
  • 9
    Lionel Lambourne, Japonisme, op. cit., pp. 187-201.
  • 10
    Josiah Conder, Landscape garden, op. cit., p 95, sulla questione si veda an- che: Argyro Loukaki, The geographical unconscious, op. cit., pp. 246-247.
  • 11
    Josiah Conder, Landscape garden, op. cit., tomo I, p. 4