18. I giardini di Achille Duchêne ad Allerona
Nel complesso gli spazi verdi di Villa della Selva riflettono un’estetica moderna, perfettamente combinata con lo storicismo che aveva reso Achille Duchêne e suo padre famosi in tutta Europa. In effetti, nel corso della loro carriera i Duchêne furono in grado di creare spazi in cui molteplici citazioni si intrecciavano in modo del tutto coerente. È proprio questo lo spirito con cui Achille Duchêne operò ad Allerona1Marco Maovaz, Il Giardino di Hugo Cahen ad Allerona: cinque tematiche come aperture verso altre culture, relazione presentata al colloquio I Cahen d’Anvers a Torre Alfina. I giardini del castello e il bosco del Sasseto: l’eccellenza ita- liana di Henri e Achille Duchêne (Torre Alfina, château Cahen d’Anvers, 13 e 14 aprile 201. Suggestioni geografiche, storiche e botaniche diverse si sono sovrapposte all’interno di un progetto omogeneo, che potremmo quasi definire di spirito eclettico. Con la sua perfetta distribuzione dei volumi e degli spazi, l’architettura della Villa esprimeva intenzioni molto diverse da quelle del castello di Torre Alfina. Abbandonando in parte la grandiosità prediletta dal padre, dal fratello, o dal nonno Meyer Joseph, Hugo aveva dato nuova forma alle ambizioni famigliari orientando le proprie scelte verso una residenza di dimensioni ragionevoli, con un tocco di Francia e di spirito internazionale. Le stanze ad Allerona si aprivano sul paesaggio, i suoi volumi abbracciavano il visitatore. Nell’immaginare i giardini Achille Duchêne prestò un’attenzione particolare alla dinamica dell’abitare, combinando le superfici lavorate a compasso della terrazza con le prospettive create dal paesaggio naturale che circonda la tenuta. Così, dal grande salone e dalla veranda, le meraviglie del parco e delle colline offrivano il massimo effetto. L’ingresso sud della Villa, con il suo piccolo portico, costituiva un ulteriore trampolino per lo sguardo del proprietario e dei suoi ospiti. Una balaustra separava le superfici controllate del giardino regolare dall’abisso della valle del Paglia. Grazie al lavoro di Achille Duchêne, gli spazi della Villa acquistavano significato attraverso l’equilibrio che li legava al loro contesto. Achille Duchêne ad Allerona operò da solo: colpito da un’emiplegia, Henri Duchêne lasciò incompiuti i giardini di Louis Cahen d’Anvers a Champs-sur-Marne nel 1899 e morì tre anni dopo. Come abbiamo detto, Hugo Cahen d’Anvers si stabilì ad Allerona solo nel 1905. I progetti per il suo giardino furono completati intorno al 1906: è in effetti in questo anno che il proprietario fece installare un impianto di irrigazione dalla ditta fiorentina Fratelli Luder 2La stessa società era responsabile dell’impianto idrico delle terme di Città di Castello. Come a Torre Alfina, anche ad Allerona l’acqua proveniva dal fiume Paglia. Una pompa e una turbina prelevavano l’acqua dal fiume e la portavano alla Villa attraverso 5 km di tubature, Relazione e stima della tenuta Soc. An. “Selva di Meana” situata in Allerona, 15 marzo 1926, in Roma, Fondazione Roma, Fondo della Cassa di Risparmio di Roma, XVI 1, Busta 22, fasc.137.. Ben conservati ma poco conosciuti, i giardini di Villa della Selva riprendono e sviluppano le caratteristiche dei giardini misti che avevano fatto la fortuna della famiglia Duchêne alla fine del XIX secolo. Nel parco Achille Duchêne seppe riunire gli interessi e le passioni del suo mecenate in un progetto che metteva in stretta comunicazione l’architettura con il paesaggio. Naturale prosecuzione della dimora, il parco non è caratterizzato da prospettive trionfali, ma piuttosto da passaggi sfumati che portano il visitatore di sorpresa in sorpresa in cinque zone: nella zona centrale si trovavano una zona semi-naturale, il parterre all’italiana circondante la Villa, una zona all’inglese, superata la quale, a nord ovest si accedeva al giardino giapponese, a sud est si trovavano le serre tropicali.
La zona centrale del parco
La zona semi-naturale con alberi ad alto fusto rappresentava la maggior parte del parco recintato3La questione di una gestione più naturale del giardino e del paesaggio fa- ceva parte ormai da tempo della tradizione anglosassone. Apripista era stato nel 1870 William Robinson col suo The Wild Garden, Franco Giorgetta, Il giardino selvaggio di Robinson e le rose della regina Alexandra, in Alessandro Tagliolini (a cura di), Il giardino europeo del Novecento 1900–1940, Firenze, Edifir, 1993, pp. 41–61. Su Robinson si veda anche Penelope Hobhouse, Plants in garden history, op. cit., pp. 234–239., in una relazione si cita il “bel parco di querce recinto alla periferia da una rete di ferro costituita da pali di castagno”4Relazione e stima della tenuta Soc. An. “Selva di Meana”, op. cit.. I numerosi contatti fra questa e le altre zone erano mediati da siepi ed arbusti ornamentali. Nei pressi all’edificio principale sono ancora presenti degli esemplari secolari di roverella (Quercus pubescens Willd.) che testimoniano la sensibilità di Hugo per le piante preesistenti, degne di essere conservate. Sul fianco sinistro dell’edificio è presente l’esemplare più bello, accanto al quale scende un viale, circondato da bosco, che portava al campo da tennis5Campi da tennis si trovavano anche a Torre Alfina e a Champs sur Marne, Marie-Helene Didier, Renaud Serrette, Le Château de Champs, op. cit., p. 62.. Attorno alla Villa troviamo il parterre organizzato prendendo ispirazione ai giardini formali all’italiana. Si sviluppa sulla terrazza e prolunga le forme dell’architettura verso le aree successive. Anche qui si ha una testimonianza della capacità di adattamento di Duchêne: per questo parterre il progettista aveva infatti scelto siepi e sistemazioni ispirate ai giardini rinascimentali e manieristi6In luogo di quelle, a lui più congeniali, del barocco francese che abbiamo visto per esempio anche a Torre Alfina. Dopo il 1921 Achille realizzò ad Èze, nei pressi di Monaco, dei giardini ispirati al rinascimento italiano, commissionati da Jacques Balsan e Consuelo Vanderbilt per il castello Lou Seuil.. Oltre alla statua di Leda col cigno e tritoni ancora esistente in una vasca accanto alla Villa, questa parte del giardino era decorata con numerosi vasi e sculture di marmo7Per quanto attiene al collezionismo di statue antiche dei Cahen si veda: Fabrizio Slavazzi, Nuove ricerche su alcune collezioni romane di antichità Altoviti, Giustiniani, Cahen in Maria Patrizia Bologna, Massimiliano Ornaghi (a cura di), Novissima studia. Dieci anni di antichistica milanese, Milano, Cisalpino, 2012, pp. 101-114. che dovevano rafforzare l’atmosfera italianeggiante: una Venere con la sua base, che ornava il “viale dei castagni”, due vasi di marmo nella stessa posizione e altri sei in marmo giallo di Siena, collocati sulla balaustra della terrazza. C’erano inoltre tre vasi in marmo di Carrara, e una serie di “vasi, colonne, statue e oggetti antichi” 8Contratto di compra vendita della tenuta denominata “Villa della Selva”, 23 luglio 1920, in Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Notaio Enrico Capo, Reg. 4363-187/273, n.87018.. Vengono menzionate inoltre anche alcune “colonne antiche in marmo”, conservate in un magazzino ad Allerona Scalo: si trattava probabilmente di materiale di spoglio della Villa Altoviti, acquistata a Roma dal padre di Hugo9Per cui si veda: Alice S. Legé, La Villa Altoviti ai Prati di Castello, op. cit... Sotto al parterre si trova la limonaia, dove Hugo e Ida tenevano regolarmente dei ricevimenti. I suoi ampi spazi si aprono verso la valle attraverso tre grandi arcate che scandiscono la facciata in mattoni e bugnato. Facilmente raggiungibile attraverso due percorsi diversi: un sentiero che conduce al giardino giapponese e una scalinata che termina vicino all’ingresso principale della Villa, ospita una fontana in pietra in stile rocaille. La vasca ovale, l’aspetto rustico e la consistenza porosa delle stalattiti calcaree, chiamate tradizionalmente ‘spugne’ o ‘tartaro’ rimandano ai ninfei e alle grotte tipiche dei giardini manieristi e barocchi. Non manca inoltre in questa parte del giardino la ‘firma’ di Achille, vale a dire una siepe conformata a palmetta a sud est, davanti alla bow window. Il motivo a palmetta si basa su una soluzione che i Duchêne avevano già adottato al castello di La Verrerie (Cher), a Vaux-le-Vicomte (Seine-et-Marne), al castello di Villequier (Seine-Maritime) e a Nordkirchen, in Germania10Michel Baridon, Patrice Notteghem, Bernard Clement, Michel Duchêne, Clai- re Frange, Les Jardins des Duchêne, op. cit., p. 29, p. 54, p. 59, p. 65.. A nord ovest del parterre formale si ha la terza zona: un piccolo giardino all’inglese11Già Domenico Laurenti, nella sua stima del 1926, lo aveva identificato come “giardino […] all’Inglese” che va visto come citazione di uno stile ormai ampiamente storicizzato e proposto da Duchêne anche in altri contesti. Agli estremi del parco rimanevano le due zone quella giapponese e quella tropicale, che appassionavano di più il proprietario e che meritano un approfondimento per via delle notevoli implicazioni culturali a cui sono legate.
Note
- 1Marco Maovaz, Il Giardino di Hugo Cahen ad Allerona: cinque tematiche come aperture verso altre culture, relazione presentata al colloquio I Cahen d’Anvers a Torre Alfina. I giardini del castello e il bosco del Sasseto: l’eccellenza ita- liana di Henri e Achille Duchêne (Torre Alfina, château Cahen d’Anvers, 13 e 14 aprile 201
- 2La stessa società era responsabile dell’impianto idrico delle terme di Città di Castello. Come a Torre Alfina, anche ad Allerona l’acqua proveniva dal fiume Paglia. Una pompa e una turbina prelevavano l’acqua dal fiume e la portavano alla Villa attraverso 5 km di tubature, Relazione e stima della tenuta Soc. An. “Selva di Meana” situata in Allerona, 15 marzo 1926, in Roma, Fondazione Roma, Fondo della Cassa di Risparmio di Roma, XVI 1, Busta 22, fasc.137.
- 3La questione di una gestione più naturale del giardino e del paesaggio fa- ceva parte ormai da tempo della tradizione anglosassone. Apripista era stato nel 1870 William Robinson col suo The Wild Garden, Franco Giorgetta, Il giardino selvaggio di Robinson e le rose della regina Alexandra, in Alessandro Tagliolini (a cura di), Il giardino europeo del Novecento 1900–1940, Firenze, Edifir, 1993, pp. 41–61. Su Robinson si veda anche Penelope Hobhouse, Plants in garden history, op. cit., pp. 234–239.
- 4Relazione e stima della tenuta Soc. An. “Selva di Meana”, op. cit.
- 5Campi da tennis si trovavano anche a Torre Alfina e a Champs sur Marne, Marie-Helene Didier, Renaud Serrette, Le Château de Champs, op. cit., p. 62.
- 6In luogo di quelle, a lui più congeniali, del barocco francese che abbiamo visto per esempio anche a Torre Alfina. Dopo il 1921 Achille realizzò ad Èze, nei pressi di Monaco, dei giardini ispirati al rinascimento italiano, commissionati da Jacques Balsan e Consuelo Vanderbilt per il castello Lou Seuil.
- 7Per quanto attiene al collezionismo di statue antiche dei Cahen si veda: Fabrizio Slavazzi, Nuove ricerche su alcune collezioni romane di antichità Altoviti, Giustiniani, Cahen in Maria Patrizia Bologna, Massimiliano Ornaghi (a cura di), Novissima studia. Dieci anni di antichistica milanese, Milano, Cisalpino, 2012, pp. 101-114.
- 8Contratto di compra vendita della tenuta denominata “Villa della Selva”, 23 luglio 1920, in Roma, Ufficio centrale degli Archivi notarili, Notaio Enrico Capo, Reg. 4363-187/273, n.87018.
- 9Per cui si veda: Alice S. Legé, La Villa Altoviti ai Prati di Castello, op. cit..
- 10Michel Baridon, Patrice Notteghem, Bernard Clement, Michel Duchêne, Clai- re Frange, Les Jardins des Duchêne, op. cit., p. 29, p. 54, p. 59, p. 65.
- 11Già Domenico Laurenti, nella sua stima del 1926, lo aveva identificato come “giardino […] all’Inglese”