15. I Duchêne e i Cahen d’Anvers
Contemporaneamente alla passione per lo stile dei ‘tre Luigi’ che abbiamo visto per le dimore e gli arredi, l’inizio della Belle époque segnò anche il riaccendersi l’interesse per i giardini alla francese, creati nel XVI secolo da André Le Nôtre (1613–1700) e dai suoi allievi nel secolo successivo. Si trattò di una “risurrezione [e] costruzione del culto” per il progettista del parco di Versailles che verrà identificato come il campione di ogni “francesità”, di un’ars gallica tanto amata dalla parte più conservatrice, revanscista e nazionalista della società francese1Monique Mosser, I Duchêne e la riscoperta di Le Nôtre, in: Monique Mosser, Georges Teyssot (a cura di), L’architettura dei Giardini d’Occidente: Dal Rinasci- mento al Novecento, Milano, Electa, 1990, pp. 442-446.. Due paesaggisti di notevoli capacità sono stati i protagonisti di questo revival dei giardini del Grand siècle: Henri Duchêne (1841–1902) e suo figlio Achille (1866–1947)2Jacques D’Antan, La rénovation des jardins et parcs à la française par les Duchêne, in ‘La Vie à la campagne’, 15 mars 1909, pp. 83-84; Claire Frange (di- rection de la publication), Le style Duchêne: Henri & Achille Duchêne, architectes paysagistes, 1841-1947, Neuilly, Éditions du labyrinthe, 1998; Michel Baridon, Patrice Notteghem, Bernard Clement, Michel Duchêne, Claire Frange, Les Jardins des Duchêne en Europe, Paris, Creusot-Montceau, Neuilly, Association Duchêne, Ecomusée du Creusot-Montceau, Editions Spiralinthe, 2000; Elizabeth Barlow Ro- gers, Landscape design, op. cit., p. 383. denominato “prince des jardins, jardinier des princes” e “Napoléon du pay- sage” 3Claire Frange, Le style Duchêne, op. cit., p. 11. (fig. 40). Gli interventi dei Duchêne, in centinaia di giardini in giro per il mondo, hanno lasciato una traccia estetica indelebile, con dei ‘restauri’ attenti alle necessità del XIX e del XX secolo4Alice S. Legé, L’opera di Henri e Achille Duchêne, op. cit., pp. 152-165.. Tra le esigenze della clientela dei Duchêne c’era anche la richiesta di considerare, oltre ai parterre alla francese 5Fedeli alle radici francesi, Henri e Achille Duchêne concepivano il giardino come una forma architettonica. In genere, i suoi spazi si distribuivano ordinata- mente lungo l’asse centrale della Villa, o seguivano un tracciato preciso in cui lo spazio verde e l’edificio si compenetravano e acquisivano senso grazie alla loro reciproca esistenza. In questo contesto, l’elemento principe era il parterre: una superficie piana antistante alla Villa, dominata da composizioni geometriche. Questa zona introduceva il visitatore nelle aree verdi successive, diventando un elemento di unione tra la facciata e il parco. Tra questi giardini francesi è il caso di ricordare anche quello realizzato per Moïse Camondo nel suo ‘Petit Trianon’ di rue de Monceau. Quando Moïse interpellò Achille Duchêne era ormai divorziato da Irène Cahen d’Anvers, James McAuley, The house of fragile things, op. cit. p. 222., anche zone con altri stili del giardino; grazie alla profonda conoscenza dei giardini inglesi, italiani e ispano-moreschi, i due paesaggisti (soprattutto Achille), furono capaci di giocarequindi con citazioni multiple, affiancando elementi esotici a partiture classiche degli spazi e sorprendendo i loro commit- tenti con grande cura ed eleganza 6A proposito dei suoi giardini ‘misti’ Achille Duchêne scrisse: “Lorsque l’en- semble de l’habitation est entouré sur une petite surface relative d’un jardin rég- ulier; c’est pour ainsi dire ce que l’on fait en Angleterre, mais avec la différence que je m’occupe tout spécialement d’obtenir une transition agréable avec le parc paysager, au lieu d’avoir une démarcation brusque comme nos voisins d’Ou- tre-Manche. La partie du jardin régulier doit être en réalité peu accusée comme caractère classique pour faciliter la transition”, Claire Frange, Le style Duchêne, op. cit., p. 35.. I Duchêne progettarono tre giardini per i Cahen d’Anvers 7Alice S. Legé, Two Houses, two countries, one cosmopolitan family: Torre Alfina and Champs-sur-Marne, in Juliet Carey, Abigail Green (edited by), Jewish Country Houses, Brandeis University Press, Massachusetts, 2024., cominciamo da quello piùcongeniale alla loro opera di valorizzazione del barocco france- se: lo château di Champs sur Marne.
Note
- 1Monique Mosser, I Duchêne e la riscoperta di Le Nôtre, in: Monique Mosser, Georges Teyssot (a cura di), L’architettura dei Giardini d’Occidente: Dal Rinasci- mento al Novecento, Milano, Electa, 1990, pp. 442-446.
- 2Jacques D’Antan, La rénovation des jardins et parcs à la française par les Duchêne, in ‘La Vie à la campagne’, 15 mars 1909, pp. 83-84; Claire Frange (di- rection de la publication), Le style Duchêne: Henri & Achille Duchêne, architectes paysagistes, 1841-1947, Neuilly, Éditions du labyrinthe, 1998; Michel Baridon, Patrice Notteghem, Bernard Clement, Michel Duchêne, Claire Frange, Les Jardins des Duchêne en Europe, Paris, Creusot-Montceau, Neuilly, Association Duchêne, Ecomusée du Creusot-Montceau, Editions Spiralinthe, 2000; Elizabeth Barlow Ro- gers, Landscape design, op. cit., p. 383.
- 3Claire Frange, Le style Duchêne, op. cit., p. 11.
- 4Alice S. Legé, L’opera di Henri e Achille Duchêne, op. cit., pp. 152-165.
- 5Fedeli alle radici francesi, Henri e Achille Duchêne concepivano il giardino come una forma architettonica. In genere, i suoi spazi si distribuivano ordinata- mente lungo l’asse centrale della Villa, o seguivano un tracciato preciso in cui lo spazio verde e l’edificio si compenetravano e acquisivano senso grazie alla loro reciproca esistenza. In questo contesto, l’elemento principe era il parterre: una superficie piana antistante alla Villa, dominata da composizioni geometriche. Questa zona introduceva il visitatore nelle aree verdi successive, diventando un elemento di unione tra la facciata e il parco. Tra questi giardini francesi è il caso di ricordare anche quello realizzato per Moïse Camondo nel suo ‘Petit Trianon’ di rue de Monceau. Quando Moïse interpellò Achille Duchêne era ormai divorziato da Irène Cahen d’Anvers, James McAuley, The house of fragile things, op. cit. p. 222.
- 6A proposito dei suoi giardini ‘misti’ Achille Duchêne scrisse: “Lorsque l’en- semble de l’habitation est entouré sur une petite surface relative d’un jardin rég- ulier; c’est pour ainsi dire ce que l’on fait en Angleterre, mais avec la différence que je m’occupe tout spécialement d’obtenir une transition agréable avec le parc paysager, au lieu d’avoir une démarcation brusque comme nos voisins d’Ou- tre-Manche. La partie du jardin régulier doit être en réalité peu accusée comme caractère classique pour faciliter la transition”, Claire Frange, Le style Duchêne, op. cit., p. 35.
- 7Alice S. Legé, Two Houses, two countries, one cosmopolitan family: Torre Alfina and Champs-sur-Marne, in Juliet Carey, Abigail Green (edited by), Jewish Country Houses, Brandeis University Press, Massachusetts, 2024.